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Il mistero della morte di Wilma Montesi: dal corpo trovato sulla spiaggia alle clamorose dimissioni di Piccioni

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Il mistero della morte di Wilma Montesi: dal corpo trovato sulla spiaggia alle clamorose dimissioni di Piccioni

La Tragedia di Wilma Montesi

L’11 aprile 1953, il corpo senza vita di Wilma Montesi viene ritrovato sulla spiaggia di Torvajanica. Questo tragico avvenimento darà il via a un intricato caso di cronaca nera, che porterà, il 18 settembre dell’anno successivo, alle dimissioni del ministro degli Esteri Atillio Piccioni. Il mistero che circonda la morte di Wilma Montesi è rimasto irrisolto nel tempo.

Chi Era Wilma Montesi

Wilma Montesi, al momento della sua morte, aveva solo 21 anni e viveva insieme ai suoi genitori nel quartiere Trieste di Roma. La giovane era appassionata di cinema, avendo preso parte come comparsa in diverse pellicole, e stava per coronare il sogno d’amore con Angelo, un agente di polizia di Potenza, con cui pianificava il matrimonio per il Natale successivo.

Il 9 aprile, due giorni prima del tragico rinvenimento del suo corpo, Wilma decise di non seguire la madre e la sorella al cinema per assistere alla proiezione de “La carrozza d’oro”, dichiarando di preferire una passeggiata. Da quel momento, però, fu come se fosse svanita: all’ora di rientrare, i suoi documenti e un braccialetto a cui era molto affezionata vennero trovati in casa, ma di lei nessuna traccia.

Le Circostanze della Morte di Wilma

Le prove del ritrovamento del corpo di Wilma Montesi sono rimaste in gran parte limitate alla spiaggia. L’accesso al luogo dell’autopsia era vietato, ma un giornalista del “Messaggero” riuscì a entrare clandestinamente. Fu grazie al suo resoconto dettagliato che il padre di Wilma, riconoscendo la figlia dalla descrizione, si presentò agli inquirenti.

All’inizio, si ipotizzò che la giovane fosse caduta in mare a causa di un episodio accidentale legato a una passeggiata suggerita dai medici per curare un eczema. La prima ricostruzione parlava di una possibile caduta in una buca e conseguente annegamento, supportata dall’esclusione di violenza sessuale sull’autorità.

Dubbio e Intrigo

Nonostante l’autopsia avesse escluso l’idea di un omicidio, la stampa iniziò a speculare su altre possibilità. Una lettera divulgata il 22 aprile parlava di una tenuta nei pressi di Castel Porziano, dove Wilma era stata vista poco prima di morire. Questo portò gli investigatori a approfondire le indagini in quella direzione.

Nel frattempo, il gossip si intensificò quando il nome di Piero Piccioni, noto per il suo legame con la politica e per essere il figlio di un alto esponente del governo, cominciò a circolare tra i cronisti.

Il Ruolo di Piero Piccioni

Piero Piccioni era fidanzato con l’attrice Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, un importante senatore della Democrazia Cristiana. La sua figura divenne centrale nelle indagini, poiché si mormorava fosse implicato nel caso. Era lui a conoscere dettagli relativi ai vestiti mancanti di Wilma.

Le indiscrezioni sul suo passato e sui frequentatori di ambienti ritenuti “non integri” furono amplificate dai giornali, alimentando un clima di sospetti e associazioni pericolose.

La Teoria dei Festini a Capocotta

Dopo un lungo periodo di silenzio sul caso, il mese di ottobre portò a nuova luce la teoria riguardante festini lussuosi tenuti nella tenuta di Capocotta, coinvolgendo figure celebri della politica e del cinema. Secondo una nuova ricostruzione proposta dal giornalista Silvano Muto, si vociferava che Wilma potesse essere stata vittima di un grave incidente durante una di queste serate, abbandonata poi sulla spiaggia da qualcuno che la credeva morta. Tuttavia, questa pista si rivelò subito infondata, poiché il giornalista ritrattò le sue affermazioni davanti alle autorità.

Un Mistero Rimanente

Nonostante le numerose volte in cui il caso di Wilma Montesi abbia riacceso l’interesse dell’opinione pubblica e delle istituzioni, nessuna conclusione definitiva è stata raggiunta. Le smentite e le speculazioni hanno continuato ad affollare le pagine dei giornali, lasciando aperta una questione di giustizia mai del tutto risolta, e il ricordo di una giovane vita spezzata senza una spiegazione convincente.

Muto accusato di minacce per rivelare le sue fonti

Il giornalista Muto è stato rinviato a giudizio in seguito a una serie di minacce, in particolare quelle di divulgare i nomi delle sue fonti. Durante questo periodo, due donne hanno deciso di farsi avanti: Marianna Moneta Caglio, ex amante del marchese La Montagna, e Adriana Bisaccia, entrambe con legami al casale di Capocotta.

La riapertura del caso “Cigno Nero”

Il processo ha attirato l’attenzione dei media, trasformandosi in un evento di rilevanza pubblica. Marianna Moneta Caglio, descritta da Camilla Cederna come “il cigno nero” per il suo distintivo stile di abbigliamento, ha cominciato a testimoniare in tribunale. La sua testimonianza ha spinto la corte d’appello di Roma a riaprire ufficialmente il caso nel marzo del 1954. A metà settembre, le misure cautelari erano già pronte; pochi giorni dopo, Attilio Piccioni, padre di Piero e all’epoca viceministro, si è dimesso, poiché era considerato uno dei candidati principali per guidare il partito più influente dell’epoca.

Arresti e trasferimento del processo

Il viceministro Piccioni è stato arrestato, mentre Montagna si è presentato di propria iniziativa alle autorità. Allo stesso modo, anche l’ex questore della capitale è stato rinviato a giudizio. Dato che il caso riguardava la città di Roma, si è deciso che il processo si sarebbe svolto a Venezia a partire dal 1957.

Il verdetto e le assoluzioni

Nonostante numerosi rinvii e l’attenzione mediatica, alla fine il processo si è concluso con l’assoluzione di tutti e tre gli imputati. Alida Valli, attrice di fama e fidanzata di Piero Piccioni, è stata chiamata a testimoniare in sua difesa, affermando che la notte del delitto lui era con lei. Questo alibi si è rivelato decisivo per la sua assoluzione, così come per gli altri accusati. Coloro che avevano fatto le accuse iniziali sono stati successivamente condannati per calunnia. La verità sulla morte di Wilma Montesi rimane avvolta nel mistero; si è escluso che sia deceduta a causa di un semplice pediluvio.

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Pazzo 54enne tenta suicidio da ponte Sublicio a Pasquetta: vigili urbani intervengono per salvarlo

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Pazzo 54enne tenta suicidio da ponte Sublicio a Pasquetta: vigili urbani intervengono per salvarlo

SalvataggioSullOrloDelVuoto: Immagina un istante di terrore trasformato in un eroico intervento, proprio quando meno te lo aspetti!

In una giornata di festa come Pasquetta, Roma è stata teatro di un drammatico evento che ha catturato l’attenzione di tutti: un uomo di 54 anni ha tentato di gettarsi dal Ponte Sublicio, ma l’intervento tempestivo dei vigili urbani ha cambiato il corso della storia. Scopri come un semplice giro di pattuglia si è trasformato in un atto di coraggio che ha salvato una vita, lasciando la città a chiedersi cosa nascondeva quel gesto disperato.

Il momento del salvataggio

I vigili urbani, sempre vigili sulle strade della Capitale, hanno notato l’uomo in bilico sul ponte e sono intervenuti con rapidità e professionalità. In pochi secondi, hanno evitato il peggio, dimostrando come l’addestramento e l’istinto possano fare la differenza in situazioni estreme. Non crederai a quanto sia stato vicino al disastro!

Le reazioni della comunità

La notizia si è diffusa rapidamente, suscitando un’onda di solidarietà e ammirazione sui social. Molti romani hanno condiviso storie simili, evidenziando come piccoli gesti possano prevenire tragedie. “È stato un miracolo”, ha commentato un testimone oculare, riflettendo il senso di sollievo collettivo che ha invaso la città.

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Donna scivola nel Tevere e rischia di annegare: i vigili del fuoco intervengono per un salvataggio in extremis a Roma

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Donna scivola nel Tevere e rischia di annegare: i vigili del fuoco intervengono per un salvataggio in extremis a Roma

SalvataggioSullaRiva Hai mai immaginato cosa succede quando una tranquilla giornata a Roma si trasforma in un thriller mozzafiato? Proprio sul fiume Tevere, una donna ha vissuto un momento di puro terrore, rischiando di affogare in acque gelide e impetuose, ma i coraggiosi vigili del fuoco l’hanno salvata in extremis!

Immagina la scena: una passeggiata lungo il Tevere che improvvisamente vira verso il dramma. La donna è scivolata e finita in acqua, lottando contro la corrente in un momento che ha tenuto con il fiato sospeso tutti i testimoni. “I vigili del fuoco sono intervenuti con rapidità”, come riportato dai presenti, trasformando un potenziale disastro in una storia di eroismo.

Il Momento del Pericolo

In un batter d’occhio, la situazione è precipitata. La donna, forse distratta o sfortunata, è caduta nel fiume, affrontando correnti imprevedibili che hanno reso il salvataggio una vera sfida. Chi l’ha vista racconta di un’angoscia palpabile, con secondi che sembravano ore.

L’Intervento Eroico

I vigili del fuoco, sempre pronti all’azione, hanno sfoderato il loro addestramento d’élite. Con barche e attrezzature specializzate, hanno raggiunto la donna in tempo record, dimostrando ancora una volta perché sono i veri eroi della città. Non crederai a quanto sia stato vicino il pericolo!

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