Attualità
Insegnanti senza competenze? Scopriamo la verità dietro le apparenze!
Il conflitto tra Fratelli d’Italia e l’Università degli Studi di Roma Tre in merito al laboratorio di ricerca sui bambini trans continua a infiammarsi. In questa occasione, è Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati, a lanciare un attacco deciso, sollecitando l’immediata chiusura dell’iniziativa.
Le posizioni della destra
Fratelli d’Italia non demorde nella sua opposizione. A pochi giorni dall’avvio del laboratorio che si occupa di bambini e bambine trans, Rampelli esprime chiaramente il suo disappunto sull’operato dell’Università di Roma Tre. “Con quale autorità l’università si intromette nella vita dei bambini? Questo dovrebbe essere compito delle famiglie e delle scuole”, afferma con tono accalorato, ignorando forse il fatto che gli insegnanti si formano proprio all’interno delle università.
Rampelli prosegue con parole forti, definendo i protagonisti del laboratorio come “scappati di casa”, accusandoli di tentare di “portare via i figli” a genitori presunti incapaci di gestire le diverse identità di genere. Secondo lui, si tratta di un’iniziativa priva di fondamento giuridico e di scopo, che non trova supporto né nella Costituzione né nelle norme italiane. Rivolge anche critiche al rettore Fiorucci, esortandolo a concentrarsi sulla formazione degli studenti anziché immischiarsi in questioni relative all’infanzia.
“Ci stiamo interrogando su come l’ateneo possa giustificare questa ricerca empirica che coinvolge bambini di così giovane età”, ribadisce Rampelli. Ha avuto una risposta che afferma la libertà di ricerca, ma aggiunge: “Va bene la ricerca teorica, ma quella che prevede un’interazione diretta con bambini tra i 5 e i 14 anni può compromettere il loro equilibrio psicologico”.
Risposta dell’Università di Roma Tre
In realtà, l’Università di Roma Tre ha già fornito chiarimenti riguardo il laboratorio di ricerca. Questo progetto, sviluppato nel dipartimento di Scienze della Formazione, si focalizza su bambini e bambine con identità di genere non normativa, riconosciuti clinicamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il programma è destinato a chi si prepara a diventare educatori e insegnanti, con l’intento di formare professionisti pronti a lavorare sia nelle scuole che negli istituti.
Tuttavia, Rampelli manifesta ulteriori perplessità riguardo al ruolo della ricercatrice coinvolta, ponendo domande sui fondi impiegati. “Quella stessa persona aveva già vinto un bando riguardante la violenza online tra adolescenti; ma quale legittimità ha per figurare in questa locandina?”, si domanda. Inoltre, rimane nel mistero come sia stata finanziata la ricerca, evidenziando che la ricercatrice ha ricevuto un assegno di ricerca con fondi del Pnrr.
Il rettore Fiorucci definisce questa polemica una vera e propria “caccia alle streghe” condotta dalla destra e dalle organizzazioni come Pro Vita. Sottolinea l’importanza di mantenere l’università come un bastione di ricerca libera e non condizionata, anche se il progetto può sembrare provocatorio per alcuni.
Marilena Grassadonia, Coordinatrice dell’Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale, commenta la controversia, sostenendo che “questa polemica riflette l’ossessione ideologica della destra verso ciò che sfida la loro visione della società”. Sottolinea l’importanza di questa ricerca per migliorare la comprensione del benessere dei bambini e dei ragazzi con identità di genere diverse, evidenziando il dovere di tutti noi di tutelare i loro diritti e promuovere il loro benessere.
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