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Cronaca

La Verità Nascosta: La Consegna dei Documenti ai Guardaboschi sotto la Lente dell’Autenticità

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La Verità Nascosta: La Consegna dei Documenti ai Guardaboschi sotto la Lente dell’Autenticità

La Prossimità della Verità

Non è difficile credere che la verità sia a portata di mano. I documenti forniti dalla polizia locale ai carabinieri forestali, successivamente trasmessi alla Prefettura, potrebbero presto svelare informazioni chiave. Questi rapporti, scritti al termine dei pattugliamenti nella pineta di Castel Fusano, non sono affatto anonimi. Essi contengono annotazioni sui movimenti sospetti, utili per ricostruire eventuali anomalie durante incidenti di incendio, assistendo così nell’identificazione dei potenziali piromani.

L’Importanza dei Rapporti

Una procedura di monitoraggio simile potrebbe rivelarsi cruciale nel controverso caso conosciuto come “sexgate” di Ostia, dove un noto politico è stato colto in flagranza di atteggiamenti inappropriati in un’area vietata al traffico. Attualmente, non esistono verbali o sanzioni documentate riguardanti questo episodio, ma i vigili urbani hanno la possibilità di redigere un documento in later per evitare di trovarsi accusati di omissioni di atti d’ufficio. La Prefettura detiene diversi dossier, e, collaborando con i carabinieri forestali, potrebbe risalire a tutti i vigili coinvolti nei pattugliamenti della pineta negli ultimi trenta giorni. Tali documenti, firmati dagli agenti, potrebbero rivelare ulteriori dettagli significativi.

Tracciamenti e Indagini

Mettere a confronto gli ordini di servizio del comando di polizia locale di Roma e Ostia con i rapporti dei pattugliamenti potrebbe facilitare l’identificazione non solo dell’agente, ma anche della porzione specifica della pineta sorvegliata. Il politico in questione potrebbe aver giustificato la sua presenza con un’asserzione di un sopralluogo: gli agenti procederanno a redigere il verbale solo dopo aver accertato la veridicità delle sue affermazioni. Anche l’associazione Labur è intervenuta, presentando richieste di accesso agli atti al comando generale della polizia locale, ai carabinieri forestali e alla Prefettura, per ottenere informazioni dettagliate riguardanti gli ordini di servizio e rapporti relativi all’intero arco del piano anti-incendio della pineta.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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