Cronaca
Maestro romano sotto inchiesta: scoperto in atti intimi con una paziente disabile dai suoi stessi colleghi!
Una testimonianza scioccante
Ella si trovava seduta sulla scrivania dell’ufficio di fronte a lui, e ho notato che con una mano stava palpeggiandole il seno. Sono arrivata giusto in tempo, poiché l’altra mano era già scivolata dentro i pantaloni, toccandola nelle sue parti intime». Queste frasi, cariche di drammaticità, sono state pronunciate da un’educatrice di un centro riabilitativo per ragazzi con disabilità. Mercoledì scorso, ha deposto davanti ai giudici della quinta sezione penale collegiale del Tribunale di Roma contro un ex collega di 65 anni, accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di Maria (nome fittizio), una donna di 42 anni che risiedeva nella struttura.
Dettagli del fatto
Il fatto è accaduto il 25 agosto 2020, mentre la testimone si trovava nei pressi della finestra dell’ufficio dove si sarebbe consumato l’abuso. La vittima presenta gravi problemi psichici, tra cui un ritardo mentale di medio livello e disturbi emotivi, il che l’ha resa probabilmente incapace di comprendere la gravità di quanto stava accadendo. La docente ha descritto come la donna si trovasse «semivestita e con le gambe divaricate sulla scrivania del settore “Intervento educativo”». Nel tentativo di intervenire, l’educatrice ha cercato di aprire la porta chiusa a chiave, riuscendo ad entrare solo un attimo dopo che Maria era riuscita a fuggire. Quando ha chiesto spiegazioni all’uomo, lui ha negato con fermezza, dicendo che nel centro non accadono simili atrocità, poiché i genitori ripongono fiducia negli educatori.
Le conseguenze dell’abuso
Subito dopo l’incidente, l’educatrice ha cercato di avvicinare Maria per capire come si sentisse e cosa fosse accaduto. Tuttavia, la donna si trovava in uno stato di confusione, esprimendo frasi incomprensibili, probabilmente a causa dell’agitazione. Solo dopo averla condotta in un luogo più tranquillo del centro, la vittima ha iniziato a svelare quanto era successo. Sembra infatti che l’imputato l’avesse avvicinata ripetutamente con l’intento di ottenere atti sessuali in cambio di qualche «sigaretta vera», dato che la madre le aveva regalato una sigaretta elettronica che non le piaceva. Dopo un breve periodo dall’accaduto, la testimone ha scelto di lasciare il suo posto di lavoro, affermando di sentirsi troppo traumatizzata e scossa, con la convinzione che i ragazzi non fossero più al sicuro all’interno di quella struttura.
Una triste realtà
Purtroppo, questo è solo l’ultimo di una serie di episodi in cui un professionista, la cui responsabilità sarebbe stata quella di proteggere un paziente vulnerabile, si è trasformato in un “carnefice”, agendo all’interno di un’istituzione educativa. Questo caso sottolinea l’importanza di mantenere un ambiente sicuro e protetto per coloro che si trovano in una situazione di fragilità e bisogno di aiuto.