Attualità
Muore una bambina di 5 mesi dopo un intervento, quattro medici condannati per omicidio colposo.

Quattro condanne per omicidio colposo è il verdetto dei giudici al termine del processo in primo grado per la morte di una bimba di 5 mesi, dopo un’operazione. Per l’accusa i medici non hanno eseguito la Tac preoperatoria.
Condanna dei Medici per Omicidio Colposo
Immagine di repertorio (Fonte: Getty Images)
Quattro medici dell’ospedale San Vincenzo di Taormina sono stati condannati per omicidio colposo nel processo per la morte di una bambina di cinque mesi. La piccola è deceduta all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma il 30 agosto del 2018, dov’è arrivata in condizioni gravissime. Per l’accusa i medici non avrebbero ripetuto la Tac preoperatoria per confermare la diagnosi originaria di difetto interventricolare perimembranoso. Un’omissione che non ha consentito ai medici di individuare prima dell’operazione una diversa patologia, che ha costretto i chirurghi ad affrontare un intervento diverso da quello inizialmente programmato. I genitori della bimba si sono costituiti parte civile nel processo.
Dettagli del Processo e Sentenza
Il processo in primo grado si è concluso con quattro condanne, il Tribunale monocratico di Messina, come riportano i quotidiani Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia, ha condannato a due anni e sei mesi il cardiochirurgo pediatrico Felice Davide Calvaruso e due anni ciascuno, con la sospensione della pena, l’anestesista Simone Reale, il cardiologo pediatrico Andrea De Zorzi e il cardiochirurgo pediatrico Salvatore Agati. Il pubblico ministero Roberto Conte nei confronti dei professionisti imputati aveva chiesto una condanna a tre anni.
Secondo quanto ricostruito in sede d’indagine l’inchiesta sulla morte della piccola è partita subito dopo il decesso. I genitori hanno sospettato che si trattasse di un caso di malasanità e assistiti dal loro avvocato hanno voluto vederci chiaro. Tutto è cominciato quando la bambina è stata sottoposta ad un intervento chirurgico a luglio del 2018 all’ospedale di Taormina.
Un’operazione di circa cinque ore, durata invece dodici. Qualcosa sul lettino operatorio è andato storto e la piccola è stata trasferita d’urgenza al Bambino Gesù di Roma, dov’è arrivata in condizioni disperate e purtroppo è morta.
Attualità
Incendio al commissariato di Albano, 15 auto della polizia distrutte con probabile pista anarchica

Un incendio doloso ha devastato quindici automobili della polizia di Stato ad Albano Laziale all’alba di oggi, lunedì 24 febbraio. All’interno del parcheggio del commissariato si trovavano dieci auto di servizio e cinque vetture private degli agenti. Due poliziotti, uno della stradale e uno del commissariato, hanno riportato intossicazioni da fumo e sono attualmente in ospedale per accertamenti.
Indagini in corso
Le indagini, affidate alla Digos della questura di Roma, indicano un’origine dolosa dell’incendio, con la pista anarco-insurrezionalista considerata la più promettente. Telecamere di sicurezza hanno ripreso una persona incappucciata che, dopo aver scavalcato il muro di cinta, ha appiccato il fuoco. Secondo quanto riferito dal segretario del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, “è abbastanza evidente che dietro questo gesto ci siano esponenti dell’area anarco-insurrezionalista”.
Rischi per la sicurezza
Questo episodio si verifica a pochi giorni da un altro incendio simile, avvenuto presso il comando della Compagnia dei Carabinieri di Castel Gandolfo, che aveva già visto in pericolo la sicurezza delle forze dell’ordine. Anche in quell’occasione, una persona incappucciata era stata ripresa mentre tentava di appiccare un incendio.
Reazione delle autorità locali
Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, ha espresso “solidarietà e vicinanza agli agenti del commissariato locale” e ha confermato che “gli uffici comunali si sono attivati per quanto di nostra competenza”. A causa dell’incendio, la circolazione veicolare su via Appia e Borgo Garibaldi è stata temporaneamente chiusa, ma il traffico è stato successivamente riaperto in entrambi i sensi di marcia.
Attualità
Due turisti bloccati mentre un altro riesce a fare il bagno nella fontana di Trevi

Il 23 febbraio, una notte di controlli intensificati, la Polizia Locale di Roma ha bloccato un gruppo di turisti intenti a entrare nella fontana di Trevi. Tra i tre uomini coinvolti, un turista neozelandese residente a Londra è riuscito parzialmente a bagnarsi, ma è stato immediatamente multato di 500 euro e allontanato secondo quanto stabilito dal Regolamento di Polizia Urbana.
Non sono noti i motivi per cui i turisti abbiano tentato di immergersi nel famoso monumento, ma la polizia ha intensificato le misure di vigilanza per prevenire episodi di questo tipo. Nonostante l’intervento tempestivo degli agenti, il neozelandese ha ignorato gli avvertimenti e ha danneggiato un sito che è già sotto attenta osservazione.
La frequente tentatività di ingresso nella fontana da parte di turisti non è una novità, sebbene i controlli abbiano reso tali comportamenti sempre più rari. Anche in situazioni in cui i trasgressori sfuggono al fermo immediato delle forze dell’ordine, come dimostra questo caso, le multe rimangono elevate e rappresentano un deterrente significativo.
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