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Nonno sotto processo: la dolorosa verità degli abusi sulla nipote emergono in aula

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Nonno sotto processo: la dolorosa verità degli abusi sulla nipote emergono in aula

Un uomo di settant’anni si trova attualmente davanti a un tribunale accusato di aver maltrattato la propria nipote. La ragazzina, che oggi ha sedici anni, è stata vittima di un lungo periodo di insulti e minacce che sono iniziati quando aveva solo dieci anni.

Dettagli sul Caso

Secondo quanto riporta Tusciaweb, l’imputato è accusato di maltrattamenti pluriaggravati. Nonostante le richieste del pubblico ministero di archiviare il caso, la giudice Savina Poli ha optato per il processo, considerando le prove sufficienti per procedere. Il padre della ragazza ha deciso di costituirsi parte civile per proteggere i diritti della figlia e affrontare la situazione.

Le Assertive Minacce e Insulti

Le frasi devastanti pronunciate dall’uomo includevano commenti dannosi come “Quanto sei brutta, fai schifo con quelle bolle in faccia, chi ti prenderebbe così?”. Questi insulti non solo avevano l’intento di demolire l’autostima della giovane, ma venivano accompagnati da minacce fisiche che creano un clima di paura costante. La ragazza ha raccontato alla corte di come il nonno simulasse aggressioni, facendola rimanere terrorizzata dal suo comportamento. Anche sua sorella, che all’epoca aveva solo sette anni, è stata testimone delle violenze e delle minacce perpetrate dal nonno.

Il padre delle ragazzine è stato colpito anch’esso da insulti da parte dell’anziano, il che ha portato alla sua denuncia nel 2018, che ha avviato l’iter legale contro di lui. Un episodio particolarmente inquietante avvenne quando l’uomo minacciò di picchiare la nipote se non avesse contattato la nonna. In un’altra occasione, la chiuse in una stanza buia, impedendo alla nonna di intervenire mentre la ragazza si trovava in uno stato di panico e terrore.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

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Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.

La dinamica

Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.

L’arresto

L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.

Dettagli della vicenda

Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.

Le conseguenze legali

Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.

Indagine della Corte dei Conti

Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.

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