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«Quando l’amore si confonde: ho scambiato la mia crush per un’amica!»

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«Quando l’amore si confonde: ho scambiato la mia crush per un’amica!»

Arrestato per Violenza Sessuale: Un Malinteso di Comunicazione

“Ho scambiato la giovane per una mia conoscente; quando ho realizzato l’errore, le ho chiesto scusa, ma il problema è che non capiva l’italiano”, ha affermato S.M., un uomo di origine marocchina di 51 anni, già noto alle autorità per precedenti penali. Tuttavia, questa giustificazione non ha impedito la sua condanna a due anni di carcere per violenza sessuale nei confronti di una ragazza americana di 20 anni.

La Notte dell’Incidente

L’aggressione si è verificata la sera del 9 dicembre scorso. La vittima, Giulia (nome di fantasia), stava tornando a casa dopo essersi divertita con le amiche a Trastevere. “Stavo ascoltando musica con le cuffie”, ha dichiarato alle forze dell’ordine, “Quando ho notato la presenza di un uomo. Poiché ero sola, ho scelto di mantenere le distanze per motivi di sicurezza”. Nonostante le sue precauzioni, Giulia è stata aggredita. S.M. l’ha afferrata per un braccio, l’ha bloccata avvolgendole la vita e ha tentato di baciarla.

Le grida disperate di Giulia hanno attirato l’attenzione di un vigile urbano in servizio, il quale è intervenuto per soccorrerla, allertando nel contempo la polizia. L’intervento è avvenuto nelle immediate vicinanze del commissariato di polizia di Trastevere. S.M. è stato tratto in arresto sul posto e la giovane ha presentato denuncia contro di lui. Un elemento chiave è stata la prontezza di Giulia, che è riuscita ad attivare la telecamera del suo cellulare durante l’aggressione, contribuendo a raccogliere prove fondamentali per le indagini.

Dettagli del Processo

Nel corso del processo, S.M., detenuto nella casa circondariale di Regina Coeli, è stato scortato da agenti di polizia penitenziaria. Il suo legale ha tentato di far approvare un rito abbreviato, chiedendo una nuova testimonianza della vittima; richiesta che è stata però rigettata, considerato che Giulia era stata già ascoltata in diverse occasioni dal personale di polizia e dal giudice per le indagini preliminari (GIP), esprimendo un racconto coerente e dettagliato di quanto accaduto.

L’imputato ha continuato a sostenere di essere vittima di un malinteso, affermando che l’incidente fosse frutto di una confusione legata alla lingua. Tuttavia, l’accusa ha messo in discussione le sue dichiarazioni. “Lui le ha preso il viso e ha cercato di baciarla, nonostante i ripetuti ‘no’ da parte della giovane”, ha spiegato la pubblica ministero Daniela Cento, evidenziando come la violenza non sia andata a buon fine solo grazie all’intervento tempestivo del vigilante.

Il giudice ha accolto l’interpretazione dell’accusa, confermando così la condanna a due anni di reclusione per S.M. e ordinando il pagamento delle spese processuali.

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