Cronaca
“Ragazzina romana incinta dopo la provocante sfida di ‘Sex Roulette’: il crescente fascino delle avventure con estranei”
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Una giovanissima incinta di soli 14 anni è diventata vittima di una pericolosa sfida virale sui social, che prevedeva relazioni sessuali con estranei, con la drammatica posta in gioco che chi restava incinta sarebbe stata considerata “vincitrice”. La notizia sconvolgente è stata diffusa dall’Adnkronos attraverso le parole dell’avvocato della minorenne, Marina Condoleo. Attivamente impegnata nell’associazione Road to Green, la Condoleo si dedica all’educazione e alla sensibilizzazione nelle scuole. È proprio grazie a questa missione che ha avuto modo di conoscere la ragazza, originaria di Roma.
Il Fenomeno delle Sfide Sociali
Questo improbabile gioco, che ha portato a conseguenze così gravi, rappresenta una tendenza allarmante sempre più diffusa sui social network. Le ‘challenge’, come quella in questione, sono spesso progettate senza considerare i rischi potenziali e le pesanti conseguenze sulla vita reale degli adolescenti. Molti partecipanti, in particolare i più giovani, vengono incoraggiati a partecipare a queste “sfide” senza avere consapevolezza degli effetti dannosi che esse possono avere sulla loro salute fisica e mentale.
Questa situazione mette in luce la necessità immediata di una formazione più incisiva riguardo all’uso responsabile dei social media. È fondamentale coinvolgere non solo i ragazzi, ma anche le loro famiglie e le istituzioni scolastiche, al fine di creare un ambiente di supporto e prevenzione contro tali comportamenti irresponsabili.
L’Integrazione dell’Educazione nelle Strutture Scolastiche
Marina Condoleo, in qualità di avvocato e attivista con Road to Green, enfatizza il valore di programmi educativi all’interno delle scuole. Tali iniziative non soltanto avvertono i giovani sui rischi legati alle sfide digitali, ma li dotano anche di competenze per affrontare situazioni critiche e prendere decisioni informate.
Promuovere un’educazione sessuale adeguata e favorire una comunicazione aperta sui pericoli di certe interazioni online può prevenire simili tragedie in futuro. Le istituzioni scolastiche, collaborando con organizzazioni come Road to Green, hanno un ruolo fondamentale nella salvaguardia e nel supporto dei giovani di fronte a tali sfide.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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