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Scopri la Vera Identità di Aleandro Musumeci!

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Scopri la Vera Identità di Aleandro Musumeci!

Rivelazioni Sconvolgenti nel Processo per l’Omicidio di Diabolik

Un’imprevista svolta ha caratterizzato l’udienza del processo in corso sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto con il nome di Diabolik. Durante l’incontro, è stata svelata un’informazione incredibile: il presunto assassino, presentato fino a ora come Raul Esteban Calderon, in realtà è Gustavo Aleandro Musumeci, nato a Buenos Aires il 30 aprile del 1970.

Svelato il Vero Nome del Presunto Killer

L’identità di Raul Esteban Calderon, attribuita al sospettato, si è rivelata falsa. Non esiste alcuna registrazione di tale nome, e ciò emerge chiaramente dai documenti forniti durante l’udienza. Il pubblico ministero Mario Palazzi ha dichiarato che una rogatoria inoltrata in Argentina ha confermato che il vero nome dell’individuo coinvolto nel caso è Gustavo Aleandro Musumeci. Questo sviluppo ha gettato nuove luce e confusione sul caso.

La Difesa Smentisce l’Importanza della Scoperta

Eleonora Nicla Moiraghi, avvocata di Musumeci, ha minimizzato l’importanza di questa rivelazione, affermando che il suo assistito era già stato identificato con il suo vero nome in precedenti indagini. Secondo la legale, tale informazione era già emersa attraverso una testimonianza presentata alla Corte di Assise di Frosinone, oltre alle dichiarazioni di una ex compagna del presunto colpevole.

In ogni caso, la difesa ha sottolineato che la risposta alla rogatoria verrà esaminata con attenzione, poiché vi sono ancora alcuni punti controversi non risolti. Inoltre, è da notare che l’udienza è stata rinviata al 23 ottobre. Un testimone della difesa, Fabio G., non è stato rintracciato, aumentando ulteriormente le incertezze attorno al caso.

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

Dettagli sulla sera della morte

Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

Testimonianze e sviluppi delle indagini

La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

Senza segni di violenza

I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”

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Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”

Un uomo di 47 anni è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere dal Tribunale di Roma per maltrattamenti e stalking nei confronti della moglie. L’uomo è stato ritenuto responsabile di una serie di violenze fisiche e psicologiche, minacce di morte e comportamenti ossessivi.

Tra le azioni più gravi, l’imputato minacciava la donna dicendole: “Ti do gratis ai miei amici, che ti fanno prostituire”. La vittima, come riportato dal Corriere della Sera, ha subito una spirale di violenze che includevano aggressioni fisiche, umiliazioni e pedinamenti. Numerosi episodi di violenza sono stati documentati in sede processuale.

Minacce di morte e aggressioni

L’imputato, accusando la moglie di tradimenti, l’ha minacciata con frasi come: “Se mi lasci ti ammazzo”. Le aggressioni comprendevano pugni e schiaffi, oltre a tentativi di controllo sulla sua vita, come il clonare il telefonino della donna. La situazione é degenerata quando lui stesso ha contattato i carabinieri, affermando: “Venite, altrimenti ammazzo mia moglie o la faccio ammazzare da qualcun altro”. L’intervento delle forze dell’ordine, seguito dalla denuncia della vittima, ha avviato le indagini che hanno portato al processo e alla conseguente condanna dell’uomo.

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