Attualità
“Scossa a Roma: L’Ambasciata Ucraina Contesta i Poster di Propaganda Russa e Chiede Chi Ha Autorizzato!”

Manifesti di Propaganda Russa a Roma: L’Allerta dell’Ambasciata Ucraina
La Segnalazione dell’Ambasciata Ucraina
Un manifesto controverso, recante la frase “La Russia non è nostra nemica”, è stato avvistato recentemente a Roma, suscitando preoccupazione tra i rappresentanti ucraini. La fotografia del manifesto è stata diffusa sui social dalla stessa ambasciata ucraina, che ha subito espresso il proprio allarme.
Il manifesto in questione ritrae una stretta di mano che unisce i colori delle bandiere italiana e russa. Manifestazioni simili sono state documentate anche in altre città italiane, tra cui Verona, Modena, Parma, Pisa e varie località della Calabria, come Lamezia Terme. Questa diffusione solleva interrogativi riguardo alla legittimità di tali affissioni.
L’ambasciata ucraina ha prontamente reagito, evidenziando la necessità di chiarire chi abbia autorizzato questi cartelloni. Con un post su X, hanno sollevato domande critiche e richiesto che il Campidoglio riveda le concessioni degli spazi pubblicitari, sottolineando l’urgenza della questione.
Reazioni nel Web e Allerta Pubblica
Le reazioni online non si sono fatte attendere. Molti utenti si sono mostrati sorpresi di fronte alla possibilità che il Campidoglio abbia dato il via libera a tali manifesti, evidenziando la serietà della situazione. In contrasto, alcuni esponenti politici come Simone Angelosante di Forza Italia hanno denunciato l’intervento ucraino come un’invasione nelle questioni interne italiane.
Alcuni utenti hanno supportato i contenuti del manifesto, affermando che “Il popolo russo non è nemico del popolo italiano. È una verità innegabile.” Questi manifesti hanno quindi generato un acceso dibattito, dimostrando la delicatezza della propaganda politica negli spazi pubblici. Il Campidoglio dovrà ora affrontare le pressioni e le richieste di chiarimento riguardo a questa controversia.
Attualità
Arresto di padre e figlio trovati con 250mila euro falsi, una pistola e munizioni tenute illegalmente

Due uomini, un padre di 73 anni e un figlio di 48 anni, sono stati arrestati a Pomezia (Roma) per possesso di oltre 20mila euro in banconote false, unitamente a armi e munizioni detenute illegalmente.
Nella giornata di sabato 22 febbraio, i carabinieri della stazione di Torvaianica, in collaborazione con l’Aliquota operativa, hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione dei due durante un’attività info-investigativa. Durante l’operazione, sono stati trovati 20.500 euro in banconote da cento euro, una pistola scacciacani priva del tappo rosso e diverse munizioni, tra cui 28 a salve, sei cartucce calibro 22 e 60 cartucce calibro 12. Tutti gli oggetti sono stati sequestrati poiché detenuti illegalmente.
I due arrestati, già noti alle forze dell’ordine, dovranno ora rispondere alle accuse di detenzione di monete contraffatte e di armi.
Attualità
Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.
La dinamica
Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.
L’arresto
L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.
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