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Cronaca

Un Uomo Sotto Sorveglianza: Il Mondo Nascosto dei Dispositivi di Monitoraggio Elettronico

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Un Uomo Sotto Sorveglianza: Il Mondo Nascosto dei Dispositivi di Monitoraggio Elettronico

Un uomo di trent’anni, nonostante fosse stato denunciato e monitorato dalle autorità un anno fa, ha continuato a tormentare la sua ex compagna. Attualmente, è accusato di maltrattamenti in famiglia, avendo mostrato comportamenti aggressivi anche di fronte alla figlia di soli tre anni. La situazione è culminata ieri mattina quando gli agenti del commissariato Villa Glori sono intervenuti a Fidene, trovando l’uomo mentre minacciava la donna. Pur indossando un braccialetto elettronico, che gli imponeva di mantenere una distanza di almeno un chilometro da lei, ha violato questa restrizione, presentandosi a casa della ex e mostrando un atteggiamento violento, urlando frasi minacciose.

Intervento delle Forze dell’Ordine

Nonostante la donna fosse barricata nella sua abitazione, ha deciso di contattare il numero di emergenza 112. Fortunatamente, le autorità erano già state allertate grazie al segnale del dispositivo elettronico indossato dall’uomo. Quando la polizia è giunta sul posto, ha trovato il trentenne in stato di ebbrezza e determinato a forzare l’ingresso. L’arresto si è rivelato complicato, ma grazie all’intervento degli agenti, l’uomo è stato finalmente bloccato e portato in commissariato. La storia di violenze persistenti ha convinto il magistrato di turno a disporre il trasferimento dell’uomo nel carcere di Regina Coeli, dove dovrà affrontare un nuovo procedimento legale. La ex compagna, esprimendo il suo dolore e la sua paura, ha riferito agli agenti: “Non ce la faccio più”, denunciando l’inefficienza delle misure di protezione attuate finora.

Riflessioni sulla Prevenzione della Recidiva

Questa vicenda pone interrogativi cruciali riguardo alla recidiva e all’adeguatezza delle misure di sicurezza come il braccialetto elettronico. Sebbene l’imputato fosse già stato incarcerato in passato dai carabinieri, era riuscito a riottenere la libertà in tempi brevi, continuando a perseguitare l’ex compagna. Questo episodio mette in evidenza l’urgenza di implementare misure di protezione più rigorose, insieme a un monitoraggio attivo, per salvaguardare le vittime di violenza domestica. È essenziale che i dispositivi elettronici siano integrati in un sistema di protezione più ampio e che le autorità rispondano in modo tempestivo e deciso di fronte a tali violazioni, per garantire la sicurezza delle vittime.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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