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Un’altra giovane vittima: il terribile risveglio di un incubo di prigionia e dolore.

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Un’altra giovane vittima: il terribile risveglio di un incubo di prigionia e dolore.

Novità sul Caso di Emanuela Orlandi

Data: 11 Settembre 2024 | 8:36

Dolori e lamenti echeggiano: ma se la voce che chiede aiuto non fosse realmente quella di Emanuela, bensì di un’altra giovane vittima rapita e torturata nello stesso arco temporale? Questo è uno dei temi centrali avviati nella prima puntata della nuova stagione di Chi l’ha visto?.

Un’ipotesi inquietante: potrebbe essere un’altra vittima?

Il nastro inquietante, contenente l’audio di presunti abusi, mostra frammenti di un video pornografico seguiti da una voce che implora di essere lasciata in pace, segnalando la tormentata esperienza di Emanuela Orlandi. Questa audiocassetta, diffusa tramite l’agenzia Ansa e il Vaticano poco dopo la scomparsa della ragazza, continua a sollevare interrogativi rimasti irrisolti. A distanza di oltre quarant’anni, non sono ancora chiare le origini di quel nastro e l’autenticità delle voci in esso contenute.

Ma se, durante quel periodo, un’altra giovane fosse stata vittima di un simile destino? Questo interrogativo viene affrontato dal programma Chi l’ha visto?, in onda oggi, mercoledì 11 settembre, alle 21.20 su Rai Tre, con la partecipazione di Pietro Orlandi, invitato da Federica Sciarelli.

Emanuela e Mirella: due casi distinti?

La trasmissione lancia domande rivelatrici: “Urla di dolore da una ragazza torturata. È davvero Emanuela Orlandi? E se fosse un’altra giovane donna? Ma chi potrebbe essere stata rapita e seviziata nello stesso periodo di Emanuela?”, si chiedono gli autori, focalizzandosi su un lato meno noto della cassetta, quello che raccoglie i lamentosi suoni di sofferenza.

Particolarmente toccante è il segmento audio in cui si sente una voce supplicare: “Basta, Dio perché? Fa male, basta, mi sento male. Per favore, mi lasci dormire adesso?”. Pietro Orlandi sostiene con fermezza che quella è indubbiamente la voce di Emanuela, affermando: “L’ho riconosciuta, è lei. Anche il Sismi ne era consapevole”, pur confessando di non aver mai rintracciato il nastro originale, nonostante le lunghe ricerche.

Riflessioni sull’audio e teorie sul coinvolgimento bulgaro

Il lato A dell’audiocassetta presenta anch’esso enigmi. Qui troviamo un comunicato, da parte di una voce che si professa uno dei rapitori di Emanuela o un soggetto in contatto con loro, in cui viene lanciato un appello caratterizzato da errori grammaticali e un accento mediorientale, chiaramente indirizzato verso il Vaticano e le autorità italiane. La proposta è precisa: “La liberazione di Emanuela Orlandi in cambio di Ali Agca”, il noto attentatore di Giovanni Paolo II.

Analisi foniche condotte dal Corriere della Sera suggeriscono che la voce possa appartenere a Marco Accetti, il quale nel 2013 si era autodenunciato come rapitore di Emanuela, rivelando di possedere il suo flauto. Questa teoria rimanda a una possibile connessione con le autorità bulgare nel contesto del rapimento. Il giudice Martella ha affermato di aver visionato documenti della Stasi dopo la caduta del muro di Berlino, in cui si allude a discussioni tra il capo della Stasi e il ministro bulgaro, che brindano per il disinteresse della stampa su altri esecutori coinvolti nell’attentato a Giovanni Paolo II. Era noto che i bulgari temessero un loro coinvolgimento, e per tale ragione avrebbero potuto rapire le ragazze per sviare l’attenzione pubblica, come ha costantemente ribadito in inchieste ufficiali.

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