Cronaca
I genitori hanno dimostrato i veri valori.
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Erano a passeggio nei pressi di una scuola, a Monterotondo, quando qualcosa, a terra, ha catturato la loro attenzione. Sull’asfalto, un portafogli con dentro soldi, carte e documenti vari, scivolato, con ogni probabilità, dalle tasche di qualche passante. Il buon senso ha prevalso sulla tentazione: i ragazzi hanno recuperato quel portamonete e si sono instradati diretti presso la caserma dei carabinieri del posto. In un momento storico così complesso, in cui spesso i giovani sono al centro dell’attenzione mediatica – come raccontano i recenti fatti di cronaca – per condotte fin troppo negative, certi episodi – seppur ancora rari – rappresentano un (bel) cambio di rotta.
Il gesto
Un atto raro e lontano dalle brutte intenzioni. Perché quei bravi ragazzi anziché tenere il contenuto (soprattutto il denaro) con sé, hanno deciso di restituirlo. Il portamonete era di una ragazza e il papà della giovane, dopo aver recuperato l’oggetto di sua figlia, ha voluto pubblicamente ringraziare i piccoli “eroi”. «L’altro giorno, di pomeriggio, a mia figlia è caduto il portafoglio, credo in zona passeggiata davanti la Buozzi. Un gruppo di ragazzi l’ha trovato e portato dai carabinieri, senza toccare nulla e senza togliere neanche un euro. Li voglio ringraziare pubblicamente – scrive papà Stefano in una pagina di quartiere – per il grande favore che ci hanno fatto, e sottolineare il valore di questi ragazzi che esistono ancora come persone oneste e che si fa sempre presto a chiacchierare sui “giovani d’oggi”, mentre invece ci sono un sacco di ragazzi che valgono veramente. Grazie e bravi. Davvero».
I commenti
Tra i numerosi commenti (e complimenti) spuntano le parole di una mamma: «Uno dei ragazzi è mio figlio. E la ringrazio tanto per aver detto questo. Si sottolineano sempre le cose sbagliate di questi ragazzi e mai chi compie buone azioni. Penso – dice mamma Marta – che dai gesti sani si può solo che prendere esempio. E comunque si sono stupiti anche i carabinieri. Non pensavo fosse diventato così strano oramai fare un gesto così scontato».
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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