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Cronaca

I vigili sono stati colpiti da bombe carta, generando un forte rumore simile a un terremoto.

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I vigili sono stati colpiti da bombe carta, generando un forte rumore simile a un terremoto.

Due ordigni rudimentali sono stati fatti esplodere davanti alla sede del V Gruppo Casilino dei vigili urbani, situata sulla Palmiro Togliatti. Gli episodi sono avvenuti lunedì, quando la strada era ancora trafficata e gli uffici erano operativi. La prima esplosione, nei pressi della tramvia, ha scosso vetri e pareti, tanto che alcuni testimoni hanno dichiarato: «sembrava il terremoto». La seconda esplosione si è verificata poco dopo, vicino al semaforo, e numerosi passanti hanno assistito alla scena. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso un ragazzo vestito con pantaloncini sportivi e canottiera allontanarsi dalla zona subito dopo gli scoppi. La polizia sta attualmente esaminando le registrazioni per identificare possibili responsabili.

Problemi di sicurezza nel quartiere

Le esplosioni si inseriscono in un contesto di crescente tensione nel quartiere. Gli agenti di polizia locale sono stati soggetti ad atti vandalici nei mesi scorsi, con i loro veicoli danneggiati e aggressioni fisiche. L’area è nota per essere un punto caldo dello spaccio di droga a Roma, con frequenti scontri tra criminali e forze dell’ordine. Gli agenti affrontano quotidianamente il contrasto alla prostituzione e ai mercati di beni rubati, oltre a dover sgomberare case occupate da spacciatori.

Le reazioni

Il clima al Comando è di preoccupazione. Alcuni agenti affermano che senza un intervento deciso, lavorare diventerà sempre più rischioso. Il coordinamento Ugl-Pl di Roma sottolinea che «questi inequivocabili segnali di intimidazione nei confronti di un’istituzione di polizia non possono e non devono passare sottobanco». Gabriele Di Bella, segretario provinciale Ugl Autonomie di Roma, ha chiesto una conferenza di Polizia locale in risposta agli eventi, sottolineando la necessità di un piano di sicurezza urbana. Anche il Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale, tramite il Segretario Romano Marco Milani, ha espresso preoccupazione per la situazione, paragonandola agli anni ’70. In particolare, si evidenzia il crescente pericolo rappresentato da droghe distruttive come il fentanyl e il crack, che rendono la presenza delle istituzioni una sfida continua.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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