Cronaca
Il sospettato nega il coinvolgimento: gli investigatori confermano attriti con il gruppo di Molisso
In un memoriale di sette pagine, scritte a mano, Raul Esteban Calderon o Gustavo Aleandro Musumeci, si dichiara innocente. «Sono addolorato per la morte del signor Piscitelli pensando anche al dolore che prova la sua famiglia. Spero che verrà fuori chi ha commesso questo bruttissimo delitto e paghi con la giustizia, liberandomi di questa accusa che pesa su di me come un macigno anche per la mia famiglia che sta vivendo una bruttissima esperienza». L’imputato si rivolge alla Corte: «Confido nella vostra esperienza di giudici».
Accuse e difese
Nel memoriale si elencano anche le vicende personali dell’uomo che ammette sì, di «aver compiuto reati» ma mai di carattere «associativo». E giù le pene sofferte da padre soprattutto con l’ex compagna Rina Bussone divenuta collaboratrice di giustizia dopo esser stata la prima ad accusarlo di aver ucciso Piscitelli.
Il movente del delitto
Nel corso dell’udienza poi è stata depositata un’ultima informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci e della Squadra Mobile datata 21 ottobre nella quale viene ribadito il movente del delitto. «L’esame complessivo dei nuovi elementi raccolti sta mostrando incontrovertibilmente – si legge nell’informativa – che nel periodo antecedente all’agguato erano sorti degli attriti ormai insanabili tra il gruppo di Giuseppe Molisso e quello di Fabrizio Piscitelli, entrambi al vertice di sodalizi finalizzati al narcotraffico operanti nella Capitale sotto l’egida del clan Senese.»
Calderon, la sorella del boss di Casalotti scrive lettere d’amore all’assassino di Diabolik. «Sguardo dritto, ti aspetto». La rilevante crescita criminale della vittima negli ultimi anni, le contestuali ingerenze dello stesso in vicende che avrebbero dovuto avere quantomeno il benestare del vertice del clan (il summit di Grottaferrata fra le tante), il mancato rispetto dei patti economici non possono che costituire l’architrave delle motivazioni che hanno portato a tali attriti.
Le testimonianze chiave
E a fronte anche delle deposizioni rese dai due fratelli Capogna «permettevano di portare alla luce l’astio che il sodalizio criminale» riconducibile a Piscitelli «nutriva nei confronti di Giuseppe Molisso, Leandro Bennato e Alessandro Capriotti perché ritenuti a vario titolo coinvolti nell’omicidio in parola» e legati all’uomo accusato di essere il killer.
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