Cronaca
“Incertezze e Dubbi: La Madre Confronta il Mistero di un’Overdose”
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Tragedia a Roma: la morte di Valentina Ruatti
Il 30 settembre, la città di Roma è stata scossa dalla triste notizia della morte di Valentina Ruatti, una giovane psicologa di appena trent’anni. Il suo corpo è stato ritrovato nel suo appartamento situato nel quartiere di Casal Bertone, e le circostanze del decesso sono ancora avvolte nel mistero.
Le circostanze della morte
Valentina è stata trovata con una siringa conficcata nel braccio e un cucchiaino accanto al letto, presumibilmente con tracce di eroina. Le evidenze iniziali hanno fatto pensare a un’overdose. Tuttavia, la madre di Valentina, proveniente da Verona, è convinta che la figlia non avesse mai abusato di droghe. Supportata dall’avvocato Angela Leonardi, la donna insiste sulla tesi che la giovane non avesse mai avuto alcuna esperienza con sostanze stupefacenti, come riportato dal Corriere di Verona.
Il ruolo dell’autopsia
Dopo il ritrovamento del corpo, il Pubblico Ministero Francesco Minisci ha avviato un’istruttoria e ha ordinato un’autopsia per chiarire le cause della morte. Questo esame sarà fondamentale per determinare se Valentina avesse già fatto uso di droghe in passato o se questo fosse stato un episodio isolato. Inoltre, l’inchiesta si concentrerà sull’individuazione della persona o dell’ambiente che potrebbe averle fornito la sostanza letale.
Ultimi giorni di vita
La vita di Valentina Ruatti si svolgeva in un appartamento condiviso con un uomo di sessant’anni, con il quale i rapporti sembravano per lo più formali e distaccati. Questo uomo è stato il primo a scoprire il corpo e a contattare i soccorsi. Secondo quanto da lui dichiarato, Valentina si sarebbe isolata nella sua stanza il 28 settembre, senza più farsi vedere fino al tragico ritrovamento.
Indagini in corso
Al fine di ricostruire gli avvenimenti precedenti alla morte della psicologa, gli investigatori hanno raccolto testimonianze e cercato di comprendere le ultime abitudini e interazioni di Valentina. La ricerca della verità continua, e l’obiettivo è non solo illuminare le circostanze del decesso, ma anche onorare la memoria di una giovane donna che, secondo le testimonianze di chi le era vicino, sembrava avere un futuro luminoso davanti a sé.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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