Cronaca
Maxi-sequestro da 47 milioni: un impero di lusso tra yacht, ville da sogno e una Ferrari scintillante!
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Operazione delle forze dell’ordine a Roma
Le autorità di Roma hanno effettuato un’operazione di grande rilevanza che ha portato al sequestro di beni per un valore superiore ai 47 milioni di euro. Questi beni sono riconducibili a un imprenditore locale, il quale è considerato una figura pericolosa a causa dei molteplici reati già commessi in passato. La procura di Roma ha fatto richiesta di questo sequestro, che è stata prontamente accettata dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP).
Un imprenditore sotto indagine
L’imprenditore, attivo dal 2005, è al centro di un’indagine che lo vede coinvolto in diversi crimini, tra cui l’associazione a delinquere, il riciclaggio di denaro e la bancarotta fraudolenta. Non è la prima volta che la giustizia si occupa di lui, in quanto era già stato sottoposto a misura cautelare in un procedimento precedente. Le indagini hanno rivelato che, negli ultimi dieci anni, non ha dichiarato alcun reddito, nonostante abbia accumulato ingenti somme provenienti da attività illecite.
Dettagli sul sequestro
Il sequestro ha colpito vari beni di lusso, in quanto è emerso che l’imprenditore controllava diverse società. Queste ultime, in gran parte registrate in paradisi fiscali, risultavano formalmente intestate a prestanome. La sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma ha disposto il sequestro di numerosi immobili, situati in diverse località come Roma, Bracciano e Monte Argentario. Anche veicoli d’epoca, yacht, conti bancari, azioni, gioielli e altri beni di valore sono stati inclusi nell’operazione.
Proprietà di prestigio sequestrate
Un occhio particolare è stato riservato a beni di grande prestigio tra quelli confiscati. Spicca una barca a vela storica, riconosciuta come il più grande cutter aurico al mondo, costruito nel 1920 e lungo 46,60 metri. Una villa lussuosa nel quartiere Olgiata di Roma, completa di piscina, è anche parte del sequestro, così come una collezione di automobili d’epoca, tra cui Rolls Royce, Bentley e Ferrari. Molta parte di questo patrimonio era già stata messa sotto sequestro nella fase preliminare del procedimento penale che ha condotto all’arresto dell’imprenditore.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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