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Protesta contro il ddl sicurezza a Roma: manifestanti imbrattano il Ministero dell’Ambiente e bloccano il traffico su via Colombo

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Protesta contro il ddl sicurezza a Roma: manifestanti imbrattano il Ministero dell’Ambiente e bloccano il traffico su via Colombo

A Roma, questa mattina, un gruppo di attivisti ha effettuato un’energica azione di protesta bloccando il traffico in via Cristoforo Colombo e imbrattando con vernice lavabile la facciata del ministero della Transizione ecologica. Lo striscione apposto recava il messaggio “No al ddl sicurezza”, accompagnato dall’accensione di alcuni fumogeni rossi. L’iniziativa ha inteso criticare il Disegno di Legge sulla sicurezza, che secondo gli attivisti rappresenta una deriva autoritaria nella politica italiana.

L’azione degli attivisti

Gli attivisti si sono espressi con determinazione, sottolineando che tra loro vi erano partecipanti mascherati da animali come panda, tigri e leonesse, simbolizzando il legame con i colori e la forza della natura. Nel piantare le loro obiezioni davanti al Ministero e bloccando un’importante arteria urbana come via Cristoforo Colombo, la ‘Rete no ddl sicurezza’ ha inteso manifestare disaccordo verso quello che descrivono come il “decreto Ungheria”. Hanno annunciato che altre azioni di protesta seguiranno, sia a Roma sia in altre parti d’Italia.

Le implicazioni del ddl sicurezza

Il disegno di legge sulla sicurezza è stato approvato alla Camera ed è attualmente in procinto di essere esaminato dal Senato. Una delle misure previste dal ddl riguarda l’inasprimento delle pene per i reati commessi durante le manifestazioni: in caso di condanna, la pena può variare da 18 mesi a cinque anni di carcere, con ammende che arrivano fino a 15mila euro.

Un’altra importante modifica introdotta dal ddl è la trasformazione del blocco stradale da illecito amministrativo a reato. Quando questa azione viene compiuta durante una manifestazione, ovvero in gruppo, la condanna potrebbe variare da sei mesi a due anni di detenzione. Inoltre, il ddl propone di introdurre il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, per cui è prevista una pena tra due e sette anni di prigione.

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