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Cronaca

Sgombero di un campo rom nei dintorni di Roma e segnalazione di nuove occupazioni nomadi

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Sgombero di un campo rom nei dintorni di Roma e segnalazione di nuove occupazioni nomadi

Sgomberi e movimenti migratori nelle aree urbane

Le problematiche legate agli sgomberi dei campi nomadi e alle occupazioni abusive persistono e rappresentano una sfida significativa per diverse città italiane. Un caso emblematico è quello di Guidonia Montecelio, situato nell’area metropolitana di Roma. La chiusura del campo nomadi non autorizzato di Albuccione ha portato a un trasferimento di famiglie verso edifici sottratti alla criminalità nel quartiere di Pichini. Questo fenomeno ha provocato un’amplificazione delle occupazioni illegali, alimentando timori per un trasferimento del degrado da un’area ad un’altra.

Residenti in allerta: un clima di ansia

La preoccupazione tra i cittadini è palpabile, con il primo cittadino, Mauro Lombardo, che ha ricevuto segnalazioni riguardanti nuove occupazioni abusive nel complesso di via Giotto. Per affrontare l’emergenza, sono state coinvolte diverse istituzioni, tra cui l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei Beni Sequestrati e Confiscati (Anbsc), la prefettura e le forze dell’ordine. Il rischio di un’ulteriore crescita dell’allerta sociale è concreto, dal momento che Pichini è già alle prese con problemi significativi legati all’illegalità e alla microcriminalità, minando gli sforzi comunali per il ripristino della legalità e la pacificazione sociale.

Il clima di disagio nel quartiere

Maria Rosaria Montanaro, rappresentante delle famiglie di Pichini, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla precarietà della situazione, sottolineando come la sicurezza dei residenti sia a serio rischio. Ogni giorno, gli abitanti temono di tornare a casa e trovare le loro abitazioni occupate, una condizione che genera ansia e disagio, aggravata dall’assenza di un supporto istituzionale rassicurante. Sebbene le forze dell’ordine intervengano frequentemente, il quartiere continua a essere teatro di illegalità, con segnalazioni di allacciamenti abusivi alla rete elettrica e utilizzo dei box per attività illecite, come la cannibalizzazione di veicoli rubati.

Il complesso di immobili coinvolti era stato confiscato sulla base dell’operazione Babylonia e parte di esso era stata destinata al Comune nel 2019, con l’intento di sviluppare progetti sociali ambiziosi. Tuttavia, tali iniziative non hanno preso il via, contribuendo a un degrado progressivo e a un senso di insicurezza tra i residenti che ora attendono risposte concrete e risolutive.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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