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Supporto Insufficiente da Parte di Comune e Regione

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Supporto Insufficiente da Parte di Comune e Regione

“Ad un mese dall’inizio della scuola i nostri figli sono abbandonati a loro stessi, senza assistenza, per colpa di beghe istituzionali, fra Comuni e Regione – spiegano le famiglie dei bimbi disabili a Fanpage.it – Ma a rimetterci sono soltanto i nostri figli”.

Comunicazione aumentativa alternativa, servizio a rilento: cosa è successo

“Beghe istituzionali”. Così i genitori definiscono quanto avvenuto fra la Regione Lazio, che fino allo scorso anno curava il servizio di Caa, e i comuni che, invece, lo hanno preso in gestione da quello corrente. “Gli organi regionali non si sono confrontati con quelli dei comuni. Le risorse per pagare i servizi, che sono già poche, non sono state ancora messe in campo – spiega a Fanpage.it Ernesto, padre di un bimbo disabile e rappresentante dei genitori nell’istituto frequentato dal figlio – La regione Lazio ha dichiarato che avrebbe trasferito il servizio prima dell’estate. E da quel momento non è stato fatto niente”.

Nessun passaggio di lista di utenti, nessun passaggio di testimone fra la Regione e le amministrazioni comunali: “Amministrazioni virtuose avrebbero utilizzato quelle poche risorse per poter garantire un servizio. Invece sono state inadempienti. C’è un’inerzia intollerabile. I soldi sono pochi, ma ci sono. Il servizio comunque non parte. E a pagarne le conseguenze sono i bimbi e le bimbe in classe”, continua.

A cosa serve il servizio di Caa

“Gli anni scorsi il servizio era garantito almeno 8 ore a settimana, adesso si è ridotto a due ore, due ore e mezza se va bene – aggiunge Giulia, mamma e assistente alla Caa che racconta la sua vita e la sua professione sui social network – La Comunicazione aumentativa alternativa è un servizio riservato ai più piccoli con disabilità sensoriali, di produzione, di linguaggio, di comprensione. Senza un servizio del genere, bimbi e bimbe restano isolati in classe. Le insegnanti non sono formate per disturbi specialistici di questo tipo, serve un’assistenza specialistica. Che, però, tarda ad arrivare”.

Senza un’assistenza di questo genere, la vita a scuola per i più piccoli diventa sempre più complessa. “Hanno preso tempo, hanno perso tempo. Ma la situazione non cambia: a rimetterci sono i nostri figli. È il loro diritto allo studio che viene messo in discussione – continua Giulia – Le maestre di sostegno si trovano a lavorare con intere classi, nel frattempo mancano le figure adeguate nella scuola pubblica. E le famiglie sono costrette a doversi affidare a terapisti per ricevere un supporto idoneo”.

Il rimpallo della politica: cosa dicono dal Comune di Roma

Una situazione ancora in stallo quella del servizio di assistenza Caa, che resta in balia dei comuni della regione Lazio, Roma compresa. Ed è proprio dalla capitale che hanno preso parole le Commissioni Scuola e Politiche Sociali. “La decisione della Regione Lazio, irresponsabile e unilaterale. “Le risorse non bastano per garantire il servizio svolto in passato: sono state ridotte drasticamente negli anni (per Roma sono previsti 2.506.749,98 euro nel 2024 che scendono a 417.791,76 euro nel 2025, ndr), noi continuiamo a chiedere un confronto aperto con la regione Lazio”, hanno dichiarato in una nota Carla Fermariello e Nella Converti, rispettivamente Presidenti delle Commissioni Scuola e Politiche sociali di Roma Capitale. E mentre il braccio di ferro fra Regione e comuni va avanti, i piccoli e le loro famiglie restano abbandonati a loro stessi.

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Daniele Penna, scomparso da Pomezia, trovato senza vita nel parcheggio di un centro commerciale

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Daniele Penna, scomparso da Pomezia, trovato senza vita nel parcheggio di un centro commerciale

La scomparsa di Daniele Penna, avvenuta il 12 febbraio scorso da Pomezia, ha avuto un esito tragico. L’uomo è stato ritrovato morto all’interno della sua auto nel parcheggio di un centro commerciale.

Il quarantaquattrenne, scomparso con la sua Fiat Punto grigia targata CG773BZ, è stato rinvenuto senza vita. La trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ ha comunicato la notizia del ritrovamento, offrendo supporto ai famigliari e agli amici delle persone scomparse.

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Condannato a un anno in carcere per rapina dopo aver rubato un pezzo di pancetta, potrebbe ricevere uno sconto

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Condannato a un anno in carcere per rapina dopo aver rubato un pezzo di pancetta, potrebbe ricevere uno sconto

Un uomo di 60 anni, Sabino C., è stato condannato a un anno di reclusione per aver tentato di rubare una confezione di pancetta in un supermercato di Roma. Dopo quasi dieci anni dall’incidente, la Corte di Cassazione ha deciso di riaprire il caso, ordinando un nuovo processo d’appello.

La condanna era scattata dopo che l’uomo aveva minacciato un addetto alla vigilanza che lo aveva fermato, afferrandolo per il collo, senza però tentare di scappare. I giudici della Corte Suprema hanno accolto parzialmente il ricorso del sessantenne, riconoscendo la possibilità di applicare la cosiddetta ‘diminuente’. Questa misura è stata introdotta da una sentenza recente, che ha esaminato la legittimità costituzionale dell’assenza di sconti per reati considerati di lieve entità.

Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Latina Oggi, il tentativo di furto avvenne all’interno di un supermercato, dove Sabino C. fu immediatamente bloccato dall’addetto alla vigilanza e successivamente arrestato dalla polizia. Nonostante i due gradi di condanna, l’uomo ha richiesto di essere riconosciuto la ‘diminuente’ per le circostanze attenuanti legate alla peculiarità dell’azione e alla limitata entità del danno. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato in parte la sentenza d’appello, avviando un nuovo giudizio.

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