Cronaca
Tentativo di investimento di un carabiniere durante un arresto al Tuscolano: l’agente spara alle ruote di un suv

Notte di tensione a Roma: Carabinieri minacciati da un SUV
Nella notte scorsa, un inquietante episodio ha scosso la capitale italiana. A Roma, in particolare nella zona Tuscolana, le forze dell’ordine sono state coinvolte in un violento confronto durante il tentativo di arrestare un individuo che stava vandalizzando veicoli parcheggiati. La situazione è degenerata quando un SUV ha cercato di investire uno dei carabinieri, costringendolo a reagire.
L’intervento dei Carabinieri
L’allerta è scattata intorno alle 2:40, quando il numero di emergenza 112 ha ricevuto numerose segnalazioni riguardanti un uomo armato di spranga. A seguito di queste chiamate, le pattuglie del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri sono arrivate rapidamente sul posto. Qui hanno identificato e arrestato un 38enne di origini bengalesi, ritenuto responsabile del danneggiamento di almeno tre automobili.
Tuttavia, la situazione si è ulteriormente complicata. Un SUV, sfrecciando a velocità sostenuta, ha puntato dritto verso uno dei carabinieri. Per evitare di essere investito, il militare ha dovuto rifugiarsi tra le auto in sosta, mentre il SUV tentava nuovamente di colpirlo in un secondo passaggio.
Le indagini in corso
Mentre il carabiniere ha tentato di neutralizzare la minaccia sparando agli pneumatici del veicolo, il SUV, incredibilmente, è riuscito a fuggire. Attualmente, le autorità stanno conducendo un’approfondita indagine per risalire all’identità del conducente e comprendere a fondo la dinamica di quanto accaduto. Le forze dell’ordine stanno mettendo in campo tutte le risorse necessarie per garantire la sicurezza della zona e identificare l’autore di questo grave atto.
Questo incidente sottolinea ulteriormente l’importanza dell’intervento immediato delle forze dell’ordine nelle situazioni di emergenza. La comunità locale, nel frattempo, attende ansiosamente aggiornamenti e chiarimenti sulla situazione, cercando risposte su un episodio che ha scosso la tranquillità del quartiere.
Cronaca
Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

Un’ultima notte da solo al pianoforte, come ha fatto per una vita. Poi basta. Rick Wakeman, storico tastierista britannico già membro degli Yes del periodo d’oro, gli anni Settanta, dice addio a questo tipo di concerti.
Il saluto di un’icona della musica
Wakeman ha comunicato la conclusione della sua carriera dedicata a concerti solisti, dopo aver deliziato i fan con le sue esibizioni per anni. I suoi concerti hanno sempre rappresentato una fusione di virtuosismo e passione, rendendoli un’esperienza unica per il pubblico.
Un legame con il passato
Noto per il suo lavoro con gli Yes, Wakeman ha segnato un’era della musica rock progressive. Ora, con il suo ritiro dai concerti al pianoforte, si chiude un capitolo che ha incantato generazioni di ascoltatori.
Il futuro della musica per Wakeman
La decisione di Rick Wakeman segna un cambio significativo nella sua carriera. Sebbene chiuda questa porta, il suo contributo alla musica rimarrà impresso nella storia. Il tastierista promette di continuare a essere presente nel panorama musicale, ma con modalità diverse.
Cronaca
Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.
LA BANDA
Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.
IL DNA
Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.
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