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Cronaca

Tragedia nella gioventù: un 25enne ucciso in un accoltellamento, il colpevole arrestato!

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Tragedia nella gioventù: un 25enne ucciso in un accoltellamento, il colpevole arrestato!

Un incidente tragico ad Alessandrino

Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, una triste notizia ha colpito il quartiere Alessandrino, situato alle porte di Roma. Un ragazzo di soli venticinque anni ha perso la vita in seguito a un’aggressione con coltello avvenuta in un contesto di violenza scaturita da una lite. Le prime ricostruzioni segnalano che tutto è iniziato a causa di un controverso scambio di opinioni tra due adolescenti: il nipote della vittima e il figlio dell’aggressore.

Dinamica degli eventi

Le autorità locali si stanno impegnando per chiarire la successione degli eventi che hanno portato a questo tragico epilogo. Il conflitto tra i due ragazzi quindicenni ha spinto il giovane venticinquenne a reagire dopo aver appreso da parte della propria famiglia che il nipote era stato colpito in viso. Dopo un momento di tensione, il venticinquenne, accompagnato dalla madre e dallo zio, è tornato sul luogo dell’incidente per affrontare il coetaneo.

Le discussioni tra i gruppi di ragazzi si sono intensificate, e la situazione è degenerata quando il padre del ragazzo coinvolto è intervenuto, recandosi sotto casa della vittima al fine di chiedere spiegazioni. In breve tempo, le ostilità sono sfociate in una violenta rissa tra adulti, durante la quale il giovane di venticinque anni ha subito una ferita mortale a causa di un colpo di coltello.

Un comunità in apprensione

Questo tragico episodio ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle periferie romane e ha sollevato interrogativi sulla crescente violenza tra i giovani. Le forze dell’ordine stanno indagando per scoprire eventuali responsabilità e circostanze aggravanti legate all’incidente. Questo avvenimento si inserisce in una serie di problematiche sociali che affliggono il quartiere e la città in generale.

Nel frattempo, la famiglia della vittima sta vivendo un momento di grande dolore, cercando di affrontare la devastante perdita di un giovane promettente. Le conseguenze di questa tragica storia si ripercuoteranno non solo sulle famiglie coinvolte, ma su un’intera comunità che si trova a fare i conti con una realtà sempre più complessa e allarmante.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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