Cronaca
“Verdetto di assoluzione: la psichiatra Alice Sebesta libera dall’accusa di omicidio dei figli per insufficienza di prove”
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Nel 2018, il carcere di Rebibbia è stato teatro di un evento tragico che ha suscitato un’ondata di dolore e domande. Alice Sebesta, una donna di origine tedesca di 34 anni, era coinvolta in questioni legate alla dipendenza da sostanze e, all’interno della struttura penitenziaria, ha commesso l’atto più orribile: ha assassinato i suoi due figli, Faith e Divine.
UN DRAMMA INAUDITO
Alice Sebesta si trovava in carcere insieme ai suoi due piccolini, Faith, di sei mesi, e Divine, di diciannove mesi, quando il 18 settembre 2018, in un momento di crisi, ha improvvisamente scagliato i bambini dalle scale. Faith è morta sul colpo, mentre Divine, dopo giorni di sofferenza presso l’ospedale Bambino Gesù, è stato dichiarato cerebralmente morto.
Prima di questo tragico evento, erano state avanzate diverse richieste di perizie psichiatriche nei confronti di Alice, senza però mai portarle a termine. La prima richiesta era stata presentata il 30 agosto dalla vice direttrice del carcere, spinta dalle preoccupazioni delle compagne di cella e del personale. Ulteriori solleciti erano seguiti nei giorni successivi, culminando in un’accresciuta allerta nelle ore antecedenti alla catastrofe, ma qualsiasi intervento era ormai tardivo.
LE DINAMICHE DEL PROCESSO
Durante il processo, l’avvocato Andrea Palmiero, che rappresentava la parte civile in difesa del padre delle vittime, Ehis Ebojele, ha messo in luce che la detenzione di Alice sarebbe stata inappropriata; i suoi bisogni avrebbero dovuto essere affrontati in un contesto psichiatrico. Palmiero ha sottolineato le evidenti falle nella gestione della salute mentale della donna, tanto da parte del personale carcerario quanto delle forze dell’ordine.
L’accusa sosteneva che la dottoressa Loriana Bianchi, psichiatra della Asl 2 di Roma, avesse la responsabilità di intervenire tempestivamente con una valutazione psichiatrica e di predisporre le cure necessarie per Alice. Il tribunale, però, ha assolto la psichiatra, non riuscendo a dimostrare con certezza che un suo intervento avrebbe potuto impedire l’orrendo delitto.
RIFLESSIONI SULL’INNANCO DELLE STRUTTURE PENITENZIARIE
Questa vicenda ha sollevato domande cruciali riguardo alla gestione delle detenute affette da problemi psichiatrici gravi. È emersa l’urgenza di stabilire politiche preventive che garantiscano la sicurezza non solo delle persone detenute ma anche di coloro che li circondano. È fondamentale riflettere su come le strutture penitenziarie possano meglio adattarsi per far fronte a tali situazioni critiche e su quali interventi siano necessari per evitare che tragedie come quella di Alice Sebesta possano ripetersi in futuro.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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