Cronaca
Abusi domestici a Ostia: caso di violenza su minori scoperto davanti alla console di gioco
Le faceva togliere gli occhiali prima di colpirla in faccia. In casa non c’erano soldi e romperli sarebbe stato un problema. Quello di Paola (nome di fantasia) è un racconto difficile da digerire, emerso poco alla volta nel corso del lungo processo che vede imputato il fratello maggiore, F. M., per violenza sessuale e maltrattamenti. Giovedì sera è arrivata la richiesta di condanna da parte del pubblico ministero davanti ai giudici della quinta sezione collegiale di piazzale Clodio: sette anni e sei mesi di carcere. «Le violenze sono iniziate quando lei aveva solo 12 anni – dichiara il pm durante la discussione – e sono andate avanti fino a marzo 2020». Una storia di ripetuti abusi e insulti perpetrati per anni, secondo l’accusa. Tutto nel silenzio delle mura domestiche di una casa piccolissima a Ostia, fino a quando Paola decide di chiamare il 114, numero di emergenza dedicato ai minori.
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Le violenze
È la sera del 6 luglio 2020. «Lei e la madre escono per portare fuori il cane – ricostruisce in aula il pm – ma l’intenzione della ragazzina è far conoscere alla mamma il suo fidanzato di qualche anno più grande». Un rapporto nato da poco, un argomento delicato che ha già creato discussioni in famiglia nei giorni precedenti per via della differenza di età tra i due innamorati. «La mamma di Paola non reagisce bene – continua il pm – e decide di andarsene». Quello sarà il punto di non ritorno perché Paola da quel momento non rientrerà mai più in quella casa. «Ci hanno contattati per una ragazzina in difficoltà – dichiara una delle agenti chiamata a testimoniare in aula – parlava poco, era triste e molto agitata fino a quando ha iniziato a parlare dei maltrattamenti che, a suo dire, riceveva in continuazione dai genitori e dal fratello maggiore». Così Paola racconta sempre più dettagli di una situazione familiare pessima.
I FATTI
La prima violenza, contestata nel capo d’imputazione, risale al 5 gennaio 2018 in occasione del 18esimo compleanno dell’imputato. Secondo il racconto di Paola, lei e il fratello sono sdraiati sul letto che giocano alla PlayStation. Tutto succede in pochi istanti. Lui la blocca all’improvviso e inizia a palpeggiarla. La ragazzina è sotto shock ma non dice nulla ai genitori. «In casa regnava un rapporto di sudditanza psicologica nei confronti del fratello – spiega il pm in aula – quindi la ragazza non si è confidata e gli abusi sono andati avanti per diverso tempo e in maniera sempre più violenta». Eppure nel processo, per quanto delicato e triste sia la versione di Paola e per quanto sia indiscutibile la situazione di disagio familiare, il dubbio è che la ragazzina abbia gonfiato un racconto che oggettivamente presenta delle incongruenze. Unico suo obiettivo, secondo la difesa, era quello di allontanarsi dalla famiglia. E così è stato. «La PlayStation è stata acquistata dopo rispetto alla data dell’evento – precisa l’avvocato dell’imputato in aula – e soprattutto quella notte il fratello e un amico presente in casa hanno fatto un live streaming quindi non può essere successo quello che Paola ha raccontato. Il mio assistito ha problemi di peso, non studia e non lavora. È un ragazzo senza obiettivi che passa le sue giornate chiuso in una stanza al pc, una sentenza del genere a 24 anni lo distruggerebbe».
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