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Caso Orlandi, il passaporto per Londra: “De Pedis mi chiese un documento falso per Emanuela”

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Caso Orlandi, il passaporto per Londra: “De Pedis mi chiese un documento falso per Emanuela”

Il caso Emanuela Orlandi: nuove rivelazioni

La scomparsa di Emanuela Orlandi continua a sollevare interrogativi e a raccogliere testimonianze. Recentemente, Vincenzo Pipino, noto come il “ladro gentiluomo”, ha fatto nuove dichiarazioni che potrebbero aprire vecchie piste e portare nuove riflessioni sul caso, da tempo irrisolto.

La testimonianza di Vincenzo Pipino

Vincenzo Pipino, un celebre ladro noto per la sua abitudine di non utilizzare armi, ha rivelato un’interessante connessione con il caso Orlandi. Secondo Pipino, Enrico De Pedis, noto capo della Banda della Magliana, gli avrebbe chiesto di procurargli un passaporto falso. Pipino afferma di aver scoperto successivamente che il documento serviva per trasferire Emanuela Orlandi a Londra. Se confermata, questa rivelazione supporterebbe la cosiddetta “pista londinese”, una delle tante ipotesi esplorate nel corso delle indagini.

Il ruolo di De Pedis e la pista londinese

Enrico De Pedis, una figura centrale della malavita romana, è stato indicato varie volte in collegamento con il rapimento di Emanuela Orlandi. La storia del passaporto falso, raccontata da Pipino, suggerisce che potesse esserci una volontà di portare la giovane fuori dall’Italia, precisamente verso Londra. Le dichiarazioni di Pipino si sommano alle voci che negli anni si sono susseguite, alimentando una delle teorie più discusse dagli inquirenti e dal pubblico.

Londra e le indagini

La capitale britannica torna spesso nelle speculazioni su dove Emanuela Orlandi potrebbe essere stata portata dopo la sua scomparsa nel 1983. Secondo alcune fonti, Emanuela sarebbe potuta essere stata ospitata in un convegno di frati Scalabriniani. Al centro delle discussioni permane la domanda se le informazioni fornite da Pipino possano essere un indizio reale o l’ennesimo depistaggio.

Il caso continua ad essere oggetto di interesse mediatico e investigativo, mantenendo alta l’attenzione delle autorità e del pubblico, mentre si attende di sapere se le nuove dichiarazioni porteranno a un’ulteriore evoluzione nelle indagini. La commissione bicamerale d’inchiesta potrebbe decidere di convocare Pipino per verificare l’attendibilità della sua testimonianza e valutare se questa possa costituire un elemento decisivo nel caso.

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Incendio appiccato da un detenuto nella sua cella al carcere Regina Coeli di Roma

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Incendio appiccato da un detenuto nella sua cella al carcere Regina Coeli di Roma

Un detenuto ha appiccato un incendio nella sua cella al carcere romano di Regina Coeli, mentre un altro si è ferito gravemente al collo. La notizia è stata comunicata dal sindacato Fp Polizia Penitenziaria della Cgil, che ha definito l’episodio come un'”ennesima notte di follia” all’interno dell’istituto penitenziario.

Incendio e fuga di fumo

Il sindacato ha spiegato che il detenuto ha provocato un incendio creando una grossa nube di fumo nella sezione detentiva. Solo l’intervento tempestivo del personale di Polizia Penitenziaria ha evitato conseguenze più gravi. Durante le operazioni di evacuazione, un altro detenuto, probabilmente sconvolto e in preda al panico, si è procurato una grave ferita da taglio al collo.

Condizioni critiche del personale

La Cgil ha sollevato preoccupazioni riguardo alla situazione del personale, avvertendo che è “fortemente in sotto organico”. Il sindacato ha denunciato le “precari e difficili condizioni di lavoro” nella struttura, sottolineando che la Polizia Penitenziaria sta affrontando turni massacranti e operando al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. Hanno fatto appello per “interventi urgenti dalle varie Autorità” e hanno chiesto una riforma dell’intero sistema penitenziario che possa affrontare le emergenze e restituire dignità ai lavoratori del Corpo di Polizia Penitenziaria.

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Carro distrutto dalle fiamme al carnevale di Pontecorvo, due bimbi ustionati e la folla in fuga

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Carro distrutto dalle fiamme al carnevale di Pontecorvo, due bimbi ustionati e la folla in fuga

Durante la sfilata della 73esima edizione del Carnevale Ciociaro Pontecorvese a Pontecorvo, provincia di Frosinone, un carro allegorico ha preso fuoco, generando panico tra i presenti. Tre persone, tra cui una donna e due bambini, sono rimaste ferite, mentre un carabiniere ha riportato una lieve ustione.

Incendio del carro allegorico

Le prime indagini indicano che l’incendio potrebbe essere stato causato da un corto circuito dell’impianto elettrico. Tuttavia, si è successivamente ipotizzato che il rogo possa essere originato da un servizio di effetti scenici che utilizzava fiamme. Testimoni affermano che le fiamme sarebbero state più alte del previsto e, a causa del vento, hanno investito un pupazzo di cartapesta, innescando il fuoco.

Dettagli sui feriti

Tra i tre feriti figurano la moglie e il figlio di chi ha allestito il carro, colpiti mentre si trovavano all’interno della struttura. I feriti sono stati trasportati all’ospedale di Cassino: un bambino e la donna sono stati dimessi con ustioni ritenute non gravi, mentre l’altro bambino ha riportato ustioni più significative, ma non si trova in pericolo di vita.

Inoltre, un carabiniere ha subito una leggera ustione al collo a causa di residui di resina bruciata, secondo quanto riportato dall’agenzia LaPresse.

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