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Cronaca

Come funziona: tredici arresti

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Come funziona: tredici arresti

La polizia aeroportuale di Fiumicino ha effettuato un’importante operazione contro una banda criminale conosciuta come la “banda dello spurgo”, composta da tredici persone. Questi individui sono stati colti in flagranza di truffa, operando principalmente a Roma e nella sua provincia. Il gruppo, contattato spesso da privati, era specializzato nell’estorcere denaro ai cittadini con pretesti fraudolenti.

Come operava la truffa

Le indagini, intraprese dalla Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, hanno smascherato un organizzato sistema che, travestito da servizio di spurghi fognari, era in realtà dedicato a ingannare i cittadini, causando danni e poi richiedendo costosi interventi di emergenza. Questa strategia ha permesso alla banda di trarre sostanziali profitti.

Le indagini

L’inchiesta, iniziata nel 2022, ha scoperto che la truffa era mascherata da una rispettabile attività commerciale di spurghi promossa online. Gli operai, una volta sul sito d’intervento, richiedevano un pagamento anticipato e poi complicavano intenzionalmente la situazione creando ostruzioni nei tubi, costringendo le vittime a pagare somme esorbitanti.

Lo schema fraudolento

L’articolata organizzazione della banda prevedeva l’uso di tecniche consolidate per indurre le vittime a pagare prezzi spropositati per lavori apparentemente urgenti. Il mancato pagamento da parte delle vittime scatenava minacce e intimidazioni da parte dei membri della banda, reclutati per la loro propensione a comportamenti criminali.

Le vittime e i reati

La polizia ha riscontrato che il gruppo ha truffato una vasta gamma di individui, inclusi ristoratori, professionisti e persone vulnerabili. Questo ha causato disturbi significativi e perdite finanziarie alle vittime, con il costo di riparazioni apparentemente ordinarie che lievitava fino a raggiungere migliaia di euro.

L’intervento della polizia e le testimonianze raccolte hanno portato all’emissione di provvedimenti cautelari. Sono stati arrestati tredici membri della banda, mentre le perquisizioni hanno permesso di sequestrare beni di valore e grosse somme di denaro, frutto delle attività illecite.

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Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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