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Dipendente di un bar molestata dal titolare, per i giudici non si tratta di violenza sessuale: “Trascorsi meno di 30 secondi”

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Dipendente di un bar molestata dal titolare, per i giudici non si tratta di violenza sessuale: “Trascorsi meno di 30 secondi”

Una giovane dipendente di 22 anni è stata chiusa nello sgabuzzino di un bar di Roma e abusata dal proprietario, un uomo di 37 anni. I giudici hanno derubricato il reato contestato da violenza sessuale a violenza privata. Probabilmente perché (ma occorre aspettare le motivazioni della sentenza) la violenza è durata meno di trenta secondi.

Il Caso di Roma

I fatti sono avvenuti nel 2020 in un bar di Roma, nella zona di piazza Fiume. La giovane è stata chiusa nello sgabuzzino del locale e, secondo l’accusa, palpeggiata dal titolare, il quale le avrebbe impedito di uscire. La pubblica accusa ha chiesto per l’uomo una condanna a due anni e mezzo per violenza sessuale. Tuttavia, i giudici hanno derubricato il reato a violenza privata, considerando presumibilmente che l’episodio si sia sviluppato in un lasso di tempo relativamente breve, meno di 30 secondi, stando alle ipotesi dei magistrati della prima sezione penale del Tribunale di Roma.

Testimonianze e Difesa Legale

Nel capo di accusa, riportato da il Messaggero, la violenza viene descritta come un’azione in cui la giovane sarebbe stata palpeggiata sul petto dopo essere stata condotta all’interno del locale. Il titolare le avrebbe chiesto con insistenza di sbottonarsi la camicia, per poi approfittare della situazione. La difesa ha invece sostenuto che il contatto fisico sia stato accidentale, asserendo che l’intenzione del 37enne era soltanto quella di richiamare l’attenzione sul dress code del personale. La legale della giovane, Marialuisa Forestieri, ha sottolineato che le immagini delle telecamere di sicurezza hanno documentato lo stato emotivo della vittima all’uscita dallo sgabuzzino.

Precedenti e Derubricazione del Reato

L’episodio ha portato alla memoria il caso di un bidello assolto per un’accusa simile, sempre a Roma, dove l’azione si era svolta in un tempo breve. Anche in quel frangente, il reato contestato era stato derubricato da violenza sessuale a violenza privata. La decisione degli attuali giudici appare riflettere una logica simile, benché le motivazioni definitive siano ancora attese.

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