Attualità
Gli attivisti che hanno protestato vengono costretti a lasciare la città dalla polizia mentre vivono e lavorano a Roma
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Due attivisti di Extinction Rebellion, Tommaso e Sabina, residenti a Roma, si trovano ad affrontare l’ordine di allontanamento dalla città. Entrambi vivono, lavorano e studiano nella capitale italiana, ma un mancato blitz li ha portati a ricevere il foglio di via, suscitando preoccupazioni e proteste.
L’azione del movimento e la risposta delle autorità
La situazione è scaturita dopo un’azione di protesta avvenuta davanti al ministero dell’Interno, dove un gruppo di attivisti ha scaricato letame nella piazza. Questo atto, finalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione ambientale, ha visto l’intervento della polizia che ha proceduto con diversi fermi. Dopo i controlli, è stato consegnato il foglio di via a più persone coinvolte.
Le dichiarazioni degli attivisti
Tommaso, intervistato, ha definito la situazione “surreale”, affermando di non aver chiarito completamente l’accaduto e sottolineando l’impossibilità di lasciare Roma a causa dei suoi impegni locali. Nonostante le spiegazioni offerte alle autorità riguardo la sua situazione lavorativa e accademica, gli è stato comunicato di poter fare ricorso, mantenendo però l’obbligo di allontanarsi dalla città.
Sabina ha condiviso un’esperienza simile, esprimendo perplessità sul provvedimento a suo carico. Anche lei ha mostrato la documentazione relativa al suo impiego e contratto di affitto, ma le è stato suggerito di chiudersi in casa se non in grado di rispettare l’ordine di allontanamento immediato. Ha dichiarato che, nonostante il ricorso, il provvedimento risulta problematico in quanto non aveva abbandonato la città.
Proteste pacifiche e dibattito
Gli attivisti, continuando la loro lotta attraverso forme di protesta non violente, si trovano in una situazione complessa a causa dell’intervento delle autorità. La vicenda ha suscitato reazioni e dibattiti riguardo alla definizione di “pericolosità sociale” e alle modalità di gestione degli attivismi pacifici. La questione rimane aperta mentre si attendono sviluppi legali sui ricorsi presentati.
Attualità
Una 73enne viene azzannata alla mano da un cane, il padrone scappa. Il figlio: “Forse dovrà essere operata”
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Momenti di paura a Monteverde lunedì 17 febbraio 2025, quando una donna di 73 anni è stata aggredita da un cane al guinzaglio. Il figlio della vittima, Emiliano, ha dichiarato a Fanpage.it: “Il padrone è scappato via senza prestare soccorso”.
La dinamica dell’incidente
La donna, di nome Patrizia, stava passeggiando con un’amica in via Fonteiana, all’altezza del civico 111, vicino all’istituto Federico Caffè, quando il cane si è avvicinato e l’ha azzannata alla mano, provocandole una ferita che ha iniziato a sanguinare copiosamente. “Mi ha chiamato l’amica che si trovava con lei per dirmi che mia madre era stata azzannata mentre passeggiavano insieme,” ha raccontato Emiliano. Il padrone del cane, dopo aver assicurato che avrebbe chiamato aiuto, ha abbandonato la scena.
L’intervento dei passanti
La situazione ha attirato l’attenzione di alcuni passanti, incluso un giovane che ha attraversato la strada per soccorrere Patrizia. “La ferita alla mano continuava a perdere davvero molto sangue,” ha affermato Emiliano. Mentre il giovane prestava aiuto, il padrone del cane è fuggito. “Il ragazzo che ha soccorso mia madre mi ha detto che dovrebbe trattarsi di una persona che vive nella zona,” ha aggiunto.
Condizioni di Patrizia e denuncia
Dopo l’incidente, il giovane ha fornito una prima fasciatura e ha chiamato i soccorsi: Patrizia è stata portata in ospedale per ricevere cure. Emiliano ha confermato che “ora mia madre sta meglio,” specificando che non ha subito danni ai tendini o alle ossa, ma potrebbe necessitare di un intervento chirurgico per ricostruire la pelle. È stata presentata denuncia contro ignoti, inclusa quella per omissione di soccorso.
Attualità
Arresto di un ricercato internazionale a Roma per il traffico di merce contraffatta dalla Cina alla Colombia
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I poliziotti hanno intercettato e arrestato a Roma un 35enne ricercato a livello internazionale per un mandato di arresto con estradizione negli Stati Uniti. Il soggetto, di origini colombiane, era parte di una rete di riciclaggio e traffico di droga e ora si trova nel carcere di Regina Coeli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
La rete di riciclatori di denaro
Il trentacinquenne ha fatto parte, per dieci anni, di una rete di riciclatori di denaro e trafficanti di droga guidata da cittadini colombiani con sede a Guangzhou, in Cina. Era direttore generale di una compagnia di navigazione internazionale, coinvolta nel traffico di merce contraffatta. Tra agosto e dicembre 2011, le autorità colombiane hanno sequestrato ventidue container contenenti articoli vari, per un valore complessivo di oltre 54 milioni di dollari.
Intercettato grazie a un sistema di allerta
Le forze dell’ordine internazionali erano sulle tracce del ricercato da anni. Gli agenti del Commissariato Viminale lo hanno identificato grazie al sistema alert “alloggiati”, attivato in un hotel di Roma. Durante un controllo, in collaborazione con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno verificato l’esistenza di un mandato di arresto provvisorio emesso nel febbraio 2016 dalle autorità statunitensi per il reato di riciclaggio. Negli Stati Uniti, tali reati possono portare a una condanna fino a vent’anni di reclusione.
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