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Intervento nello stesso ambulatorio di Margaret Spada: ‘Avrei potuto essere io al suo posto’

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Intervento nello stesso ambulatorio di Margaret Spada: ‘Avrei potuto essere io al suo posto’

Una paziente racconta la sua esperienza dopo un’operazione al naso

Un intervento chirurgico eseguito nello stesso ambulatorio a Roma in cui ha operato anche Margaret Spada prima della sua tragica scomparsa è al centro delle dichiarazioni di Nadia, che ha condiviso la sua esperienza con Fanpage.it. La giovane ha scelto l’ambulatorio dei dottori Marco e Marco Antonio Procopio, noti sui social media, per sottoporsi a un’operazione al naso, simile a quella effettuata dalla ventunenne Spada.

Nadia ricorda la sua esperienza come positiva, sebbene emergano dettagli critici legati ai controlli pre-operatori poveri: “Non mi erano stati richiesti documenti o referti, eccetto l’emocromo”, afferma. La venticinquenne, diretta a Roma dalla Sicilia per l’intervento, ha espresso sorpresa per la mancanza di richieste documentali più complete, riflettendo su quanto accaduto a Margaret Spada.

L’operazione nell’ambulatorio e l’attenzione post-operatoria

Nadia racconta di essere stata accolta con professionalità dai due dottori Procopio e la loro squadra medica, nonostante un eccesso di anestetico abbia causato tremori alle sue mani e labbra: “Ho avuto paura, ma non ho collegato la reazione all’anestesia”, spiega. Il suo decorso post-operatorio, supportato telefonicamente dal personale sanitario, è stato caratterizzato da un episodio di emorragia, risoltosi senza complicazioni.

Verifiche pre-operatorie e dubbi sui controlli medici

Un’altra paziente dello studio medico ha confermato la limitatezza dei documenti richiesti, che includevano solamente l’emocromo e un elettrocardiogramma. Nadia non ha ricevuto richieste di ulteriori approfondimenti medici, come referti allergici o cardiologici, suscitando in lei riflessioni su possibili rischi legati alla procedura: “Alla luce di quanto avvenuto, forse non rischierei di nuovo così tanto”, conclude.

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Incendio al commissariato di Albano, 15 auto della polizia distrutte con probabile pista anarchica

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Incendio al commissariato di Albano, 15 auto della polizia distrutte con probabile pista anarchica

Un incendio doloso ha devastato quindici automobili della polizia di Stato ad Albano Laziale all’alba di oggi, lunedì 24 febbraio. All’interno del parcheggio del commissariato si trovavano dieci auto di servizio e cinque vetture private degli agenti. Due poliziotti, uno della stradale e uno del commissariato, hanno riportato intossicazioni da fumo e sono attualmente in ospedale per accertamenti.

Indagini in corso

Le indagini, affidate alla Digos della questura di Roma, indicano un’origine dolosa dell’incendio, con la pista anarco-insurrezionalista considerata la più promettente. Telecamere di sicurezza hanno ripreso una persona incappucciata che, dopo aver scavalcato il muro di cinta, ha appiccato il fuoco. Secondo quanto riferito dal segretario del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, “è abbastanza evidente che dietro questo gesto ci siano esponenti dell’area anarco-insurrezionalista”.

Rischi per la sicurezza

Questo episodio si verifica a pochi giorni da un altro incendio simile, avvenuto presso il comando della Compagnia dei Carabinieri di Castel Gandolfo, che aveva già visto in pericolo la sicurezza delle forze dell’ordine. Anche in quell’occasione, una persona incappucciata era stata ripresa mentre tentava di appiccare un incendio.

Reazione delle autorità locali

Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, ha espresso “solidarietà e vicinanza agli agenti del commissariato locale” e ha confermato che “gli uffici comunali si sono attivati per quanto di nostra competenza”. A causa dell’incendio, la circolazione veicolare su via Appia e Borgo Garibaldi è stata temporaneamente chiusa, ma il traffico è stato successivamente riaperto in entrambi i sensi di marcia.

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Due turisti bloccati mentre un altro riesce a fare il bagno nella fontana di Trevi

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Due turisti bloccati mentre un altro riesce a fare il bagno nella fontana di Trevi

Il 23 febbraio, una notte di controlli intensificati, la Polizia Locale di Roma ha bloccato un gruppo di turisti intenti a entrare nella fontana di Trevi. Tra i tre uomini coinvolti, un turista neozelandese residente a Londra è riuscito parzialmente a bagnarsi, ma è stato immediatamente multato di 500 euro e allontanato secondo quanto stabilito dal Regolamento di Polizia Urbana.

Non sono noti i motivi per cui i turisti abbiano tentato di immergersi nel famoso monumento, ma la polizia ha intensificato le misure di vigilanza per prevenire episodi di questo tipo. Nonostante l’intervento tempestivo degli agenti, il neozelandese ha ignorato gli avvertimenti e ha danneggiato un sito che è già sotto attenta osservazione.

La frequente tentatività di ingresso nella fontana da parte di turisti non è una novità, sebbene i controlli abbiano reso tali comportamenti sempre più rari. Anche in situazioni in cui i trasgressori sfuggono al fermo immediato delle forze dell’ordine, come dimostra questo caso, le multe rimangono elevate e rappresentano un deterrente significativo.

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