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Cronaca

«Per caso mio figlio ha salito sull’auto, conosceva solo uno di quei ragazzi»

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«Per caso mio figlio ha salito sull’auto, conosceva solo uno di quei ragazzi»

«Luigi era al posto sbagliato al momento sbagliato. Venerdì notte alle 2,30 l’amico che era con lui, Francesco Pio, mi ha chiamato per avvisarmi dell’incidente, mi sono precipitato a Roma. Mentre mi avvicinavo all’Umberto I sono dovuto passare per forza nei pressi dello schianto. Ho visto quella macchina così malridotta e ho pensato “povero chi era dentro”, poi dopo ho ricollegato che c’era proprio mio figlio. È tutto un incubo». Francesco F., imprenditore di Pratola Peligna, piccolo comune in provincia de L’Aquila, è corso al capezzale del figlio Luigi, 21 anni, rimasto ferito gravemente nell’incidente tra la Opel Mokka e una Fiat 500 avvenuto sul ponte Portonaccio di via Tiburtina. Nel mini Suv (omologato per cinque) erano in sei e nell’impatto è deceduta una giovane studentessa universitaria fuori sede de La Sapienza, Francesca Mandarino, di 21 anni, originaria della Calabria.

Francesca Mandarino morta sulla Tiburtina, l’amico in auto con lei: «La ragazza alla guida ha accelerato, siamo volati. Ho aiutato gli altri a uscire, lei era stata sbalzata via»

LA SPERANZA

Luigi è in coma farmacologico, ha un femore fratturato e lo sterno schiacciato che gli preme sui polmoni. «E questo è ciò che più preoccupa i medici», spiega con un filo di voce il papà. Mentre parla – nel pomeriggio di ieri – la moglie Cristina esce dalla stanza della Terapia intensiva dove Luigi è ricoverato in prognosi riservata. «L’ho visto, ha girato gli occhi verso di me, li ha aperti, ha avvertito la mia presenza», dice commossa e rincuorata abbracciando il marito, la zia di Luigi e il nonno che si chiama come il ragazzo. L’anziano mostra orgoglioso una foto sul telefonino: «Eccolo lui e il fratello gemello, l’altro gemello sono io. Siamo inseparabili, nipoti d’oro». Luigi era arrivato a Roma in pullman dall’Abruzzo per affrontare venerdì l’ultima prova del concorso per carabiniere. Giusto il tempo di essere ospitato dall’amico, pure lui di Pratola Peligna e studente di Economia a Roma, per poi ripartire l’indomani mattina. «Davvero un caso che si trovasse su quell’auto. Doveva rientrare ed era ospite dal suo amico di infanzia – racconta ancora il papà – Nessuno dei due aveva l’auto. Avevano cenato insieme poi devono essersi visti con gli altri. Lui non li conosceva, anche la ragazza morta l’ha conosciuta quella sera. Ancora cento metri e sarebbero arrivati di nuovo a casa di Francesco Pio. Dal suo terrazzo si vede il luogo dell’incidente». Non appena le condizioni lo permetteranno, il ventunenne sarà sottoposto a un intervento chirurgico ortopedico. Luigi e Francesco non erano, dunque, alla cena dei ragazzi di Sapienza Futura, compagine che concorre alle elezioni studentesche, alla Bufalotta. Ma si erano incontrati con Francesca e gli altri dopo in un locale di piazza Bologna. Poi il passaggio maledetto. «Mio figlio – aggiunge papà Francesco – è forte, gioca a calcio in prima categoria nella Asd Valle Peligna». «Fa il servizio sociale è un generoso, sempre attivo per gli altri e per questo vuole fare il carabiniere. A Pratola lo aspettiamo tutti», dice la zia.

Sulle cause dell’incidente ora dovrà fare chiarezza la magistratura. L’alcol (nella Mokka c’era un forte odore, anche la conducente ai vigili urbani è apparsa sintomaticamente alterata) e l’alta velocità sono sotto accusa. La conducente della Opel, anche lei 21enne, studentessa di Ingegneria, originaria di Cosenza, è stata denunciata per omicidio stradale. Differente appare al momento la posizione della conducente della 500, 22enne romana: tutte le testimonianze e i rilievi convergono sul fatto che la sua utilitaria, che precedeva la Mokka nella stessa direzione, sia stata tamponata violentemente da dietro.

LA FIACCOLATA

I risultati degli esami sull’assunzione di alcol e droghe forniranno altri elementi. Intanto per oggi alle 18 Sapienza Futura, per cui Francesca Mandarino era candidata alle elezioni studentesche del 19 novembre, associazione seguita anche da Francesco Pio, terrà una fiaccolata in ricordo della ragazza davanti all’ingresso di Giurisprudenza.

Cronaca

Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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