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Pontina: ventenne perde la vita a causa di un guardrail rotto. Guidatore condannato.

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Pontina: ventenne perde la vita a causa di un guardrail rotto. Guidatore condannato.

Dopo la richiesta di condanna a due anni e otto mesi di reclusione per i sei imputati, accusati di omicidio stradale per la morte del 20enne Carlo Alberto De Paolis in un terribile incidente avvenuto la notte del primo novembre 2012 sulla via Pontina, il giudice della nona sezione penale del tribunale monocratico di Roma ha condannato Federico Ciurluini, ex calciatore della società dilettantistica “Team Nuova Florida” e migliore amico della vittima, a un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione sul casellario giudiziario. Per tutti gli altri imputati, tra cui l’ex ad di Astral Marco Coletti, è sopraggiunta la prescrizione del reato.

LA VICENDA

Alla guida della Toyota Yaris c’era proprio l’ex atleta – oggi 30enne – che, sotto la pioggia battente di quella tragica notte, aveva sbandato ed era uscito fuori strada mentre viaggiava sulla statale da Roma a Latina, precipitando in una scarpata per oltre 34 metri. Nell’incidente, in cui l’auto aveva prima sbattuto contro gli alberi, per poi ribaltarsi più volte su se stessa e infine accartocciarsi, aveva perso la vita De Paolis – originario di Ardea – che si trovava sul sedile anteriore del passeggero. Insieme a loro, c’erano altri tre ragazzi, rimasti feriti dal violento impatto.

Il conducente aveva assunto alcol, «sia pure in quantità modesta», prima di mettersi al volante di una macchina con una «potenza specifica» superiore «alla propria esperienza di guida, essendo – si legge nel capo di imputazione – un titolare di patente da meno di tre anni». Questi fattori, associati alla sonnolenza che aveva preso il sopravvento dopo i festeggiamenti di Halloween, all’orario notturno, alla scarsa illuminazione e alle condizioni atmosferiche avverse, avrebbero dovuto indurlo a guidare con più prudenza. Ma in questo scenario avrebbe avuto un peso anche «la morfologia della strada, che sul lato destro aveva una scarpata, la quale doveva essere messa in evidenza con dei paletti interrati», aveva spiegato in aula Domenico Porchetta, avvocato di Ciurluini, durante l’arringa avvenuta il 18 settembre scorso, aggiungendo che «non stava andando ad una velocità elevata, visto che viaggiava sui 50 chilometri orari». La prima circostanza aveva spinto la Procura capitolina ad accusare di omicidio stradale non solo l’ex ad di Astral Coletti, ma anche altri quattro dipendenti del Dipartimento VII servizio tecnico della viabilità II Sud della Provincia di Roma per non aver effettuato la manutenzione di quel tratto di strada, in cui il guardrail era stato già precedentemente danneggiato, ma mai riparato.

IL GUARDRAIL

Infatti, nonostante vi fossero state numerose segnalazioni anche da parte della polizia stradale – non solo sul danneggiamento della barriera, ma anche sul fatto che in quello stesso punto fossero avvenuti altri gravi incidenti – non erano mai stati presi i giusti provvedimenti. Eppure, la richiesta formale di ripristino del guardrail sarebbe arrivata alle autorità competenti soltanto sei giorni dopo l’incidente mortale, mentre i lavori di manutenzione sarebbero iniziati il 9 novembre. Per questo motivo, Matteo Melandri, avvocato difensore di Coletti, nella discussione aveva «escluso il coinvolgimento del suo assistito perché non era una questione di sua competenza, visto che non era più ufficialmente amministratore delegato, anche se di fatto continuava a svolgere quella funzione». Inoltre, aveva aggiunto che «Astral era responsabile della manutenzione straordinaria delle reti stradali (in cui rientrava anche la via Pontina), mentre la Provincia lo era della manutenzione ordinaria. Quindi, anche dal capo d’imputazione emerge che la sostituzione del guardrail rientrasse in quest’ultima categoria».

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