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Sfratto della donna sola in Vaticano: “Vivo qui dal 1993, lascio la casa solo da morta”
Lo sfratto di Anna è stato prorogato al febbraio 2025, concedendole tre mesi per tentare di negoziare con il Vaticano. La donna dovrà cercare una soluzione alternativa alla sua situazione abitativa.
La lunga residenza di Anna
Anna, 65 anni, insiste: “Io da qui non me ne vado, uscirò da questa casa quando sarò un cadavere”. Da oltre tre decenni vive in un appartamento nel centro storico di Roma, di proprietà del Capitolo di San Pietro in Vaticano. La sua abitazione, punto fisso della sua vita dal 1993, è ora al centro di una disputa che vede la donna rischiare lo sfratto. Anna, che all’arrivo nella casa aveva realizzato lavori di ristrutturazione per 150 milioni di lire, ricorda: “Mi era stato promesso che questa casa sarebbe stata mia per sempre.” Tuttavia, il contratto non fu rinnovato, costringendola a pagare un canone annuo basato su un accordo verbale.
La speranza di una soluzione
Grazie all’intervento dell’Unione Inquilini, lo sfratto è stato rinviato al 17 febbraio 2025. Questo ritardo offre ad Anna la possibilità di cercare un compromesso con il Vaticano, visto che la donna è in lista per un alloggio ERP. “Questa situazione è una contraddizione rispetto a quanto richiesto dal Papa, che invita alla solidarietà verso chi vive in condizioni di precarietà abitativa”, afferma la segretaria dell’Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi. Si auspica che il Vaticano intervenga per regolarizzare la posizione di Anna o per garantirle un’abitazione adeguata.
Le lancette dell’orologio corrono per Anna, che ha tempo fino a febbraio per trovare una soluzione alla sua delicata situazione.
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