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Sulla Tiburtina viene travolto il vigile Daniele Virgili ai colleghi: “Non mollo mai, non vedo l’ora di tornare”

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Sulla Tiburtina viene travolto il vigile Daniele Virgili ai colleghi: “Non mollo mai, non vedo l’ora di tornare”

Il messaggio del vigile Daniele Virgili ai colleghi

In un episodio di forte impatto emotivo, Daniele Virgili, vigile che qualche tempo fa è rimasto vittima di un incidente stradale sulla Tiburtina mentre era in servizio, si è rivolto ai suoi colleghi tramite un messaggio radio. Alla guida del veicolo che lo ha investito vi era un carabiniere. Virgili ha voluto rassicurare e ringraziare i colleghi, dicendo: “Non mollo mai, torno presto”.

“Volevo ringraziarvi e farvi sapere che giorno dopo giorno tengo sempre duro. Non mollo mai, non vedo l’ora di tornare”, ha dichiarato Virgili ai suoi compagni attraverso la frequenza radio della Polizia Locale di Roma, un’iniziativa della centrale operativa Lupa. Momenti di commozione hanno attraversato le forze dell’ordine; qualcuno ha commentato: “È un onore essere tuoi colleghi”.

Il supporto dei colleghi della Polizia Locale

Durante il collegamento radio, tutti i gruppi della Polizia Locale di Roma Capitale si sono fatti sentire per salutare e augurare una pronta guarigione a Virgili, ancora ricoverato in ospedale. Dai vari distretti cittadini, i colleghi hanno espresso affetto e sostegno: “Ti vogliamo bene, per noi è un onore essere tuoi colleghi”.


  • Vigile travolto sulla Tiburtina parla ai colleghi: “Non mollo mai, non vedo l’ora di tornare”
  • L’incidente sulla Tiburtina

    Daniele Virgili è attualmente fuori pericolo e si trova ancora sotto osservazione ospedaliera. Mentre si trovava in via Tiburtina insieme a due colleghi per occuparsi di un incidente, è stato investito da un’auto che sopraggiungeva ad alta velocità. Questo incidente ha richiesto l’amputazione di una gamba.

    Virgili manifesta grande voglia di tornare a operare sul campo: “Vuole tornare presto in strada con noi”, ha riportato una collega. Pur sapendo che il futuro è incerto riguardo al ritorno operativo, i suoi progressi rappresentano un’importante vittoria. Il fratello Riccardo ha voluto ringraziare il personale medico del San Camillo per il loro intervento decisivo: “Le donazioni sono state fondamentali nel suo caso”.

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    Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

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    Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

    È iniziato il processo relativo alla morte di Paolo Calissano, l’attore genovese deceduto a Roma il 29 dicembre 2021. A essere imputato è l’avvocato Matteo Minna, storico amministratore di sostegno di Calissano, accusato di peculato, circonvenzione di incapace e falso. L’accusa sostiene che Minna abbia sottratto alla vittima circa mezzo milione di euro approfittando della sua vulnerabilità. Il fratello di Calissano, Roberto, ha sporto denuncia dopo aver notato anomalie nei conti e nei bonifici dell’attore.

    Il ruolo dell’avvocato Minna

    Il fratello di Paolo Calissano ha descritto la situazione come un “duplice dolore, perché ci fidavamo di lui”. Minna e Calissano si conoscevano da tredici anni, durante i quali l’avvocato ha gestito le finanze dell’attore. Dall’inizio del procedimento, Minna si trova agli arresti domiciliari e sono emerse circa 143 operazioni irregolari effettuate nell’arco di tredici anni. Nell’ultimo periodo della sua vita, Paolo Calissano era in uno stato di fragilità, afflitto da depressione e debiti.

    Altre presunte vittime e sequestro di beni

    Oltre a Calissano, Minna sarebbe accusato di aver ingannato altre persone, sottraendo denaro in modo “spregiudicato”. Per queste motivazioni, è stato disposto un sequestro di beni per un valore di 800mila euro nei suoi confronti.

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    Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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    Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

    La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

    Dettagli sulla sera della morte

    Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

    Testimonianze e sviluppi delle indagini

    La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

    Senza segni di violenza

    I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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