Attualità
Caso Tony Effe, il sindaco Gualtieri afferma: “Non c’è censura, ma ci sono stati urtati valori fondamentali”
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è tornato a commentare il caso del Concerto di Capodanno nella capitale e il ritiro dell’invito a Tony Effe: “Parlare di censura è del tutto fuori luogo”.
Tony Effe in concerto e Roberto Gualtieri.
“Roma Capitale non censura nessuno. A Roma in questi tre anni hanno suonato tantissimi artisti, di ogni genere e provenienza. Roma è e resta una città aperta e libera, che ama l’arte e la musica in tutte le sue forme. Difenderemo sempre la pluralità delle idee e non imponiamo né controlliamo opinioni. Parlare di censura è quindi del tutto fuori luogo.” Queste le parole del sindaco Gualtieri dopo che è emersa la notizia del ritiro dell’invito. “Tony Effe – ha aggiunto – ha già suonato a Roma e sicuramente avrà occasioni di suonare ancora nella nostra città. Tuttavia, è evidente che si sono urtate alcune sensibilità su valori fondamentali come la libertà delle donne e la lotta contro ogni forma di violenza nei loro confronti. Il Concerto di Capodanno ha senso solo se è una festa che unisce e non divide la città.”
Solidarietà degli artisti
Numerosi artisti hanno espresso solidarietà a Tony Effe, che sarebbe dovuto essere uno dei protagonisti dell’evento. Le loro dichiarazioni evidenziano un messaggio centrale: il ‘no alla censura’, accusando le istituzioni di aver agito contro il cantante. Il noto artista Mahmood ha annunciato il suo ritiro dall’evento, seguito a breve da Mara Sattei, entrambi giudicando inopportuna la decisione del comune di Roma e mostrando sostegno a Tony Effe, il quale non ha commentato ufficialmente la vicenda. Solo il suo staff ha rilasciato una dichiarazione, sottolineando come il Campidoglio abbia arrecato un danno d’immagine all’artista, facendo trapelare un’immagine di sessismo e violenza.
Il ritiro dell’invito
La decisione del Campidoglio di revocare l’invito a Tony Effe è stata presa a seguito delle polemiche sollevate da alcune consigliere e assessore del Partito Democratico romano, che in una lettera al sindaco avevano chiesto di annullare la sua presenza, citando “canzoni che spesso inneggiano alla violenza e promuovono stereotipi di genere dannosi”.
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