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I braccianti schiavi del caso sollevato da Fanpage ascoltati in Procura: rinchiusi dopo 12 ore nei campi

Altri lavoratori hanno raccontato di essere stati costretti a vivere in condizioni di schiavitù, lavorando per mesi senza stipendio e senza poter lasciare la proprietà agricola.

### La difficile realtà

Molti braccianti hanno descritto condizioni estremamente difficili, vivendo in container senza acqua e con servizi igienici inutilizzabili, mentre lavoravano per 12 ore nei campi. Queste rivelazioni provengono da un esposto presentato a settembre dalla Cgil Flai di Latina alla Procura di Roma.

### Testimonianze scioccanti

Due lavoratori, mantenuti nell’anonimato, hanno condiviso con noi il loro incubo, supportando le loro parole con immagini catturate dai loro telefonini. I video mostrano chiaramente le dure condizioni di vita all’interno dei prefabbricati dove dormivano accatastati su materassi al suolo. La loro storia di migrazione dall’India all’Italia, con la promessa di un lavoro, si è trasformata in un incubo. “Siamo stati trattati come schiavi”, hanno dichiarato i braccianti. Laura Hardeep Kaur, segretaria generale della Flai Cgil di Roma e Lazio, ha espresso la sua frustrazione per la mancanza di azione sulla loro segnalazione, fino alla pubblicazione di un articolo su Fanpage.it che ha portato all’audizione dei due testimoni in Procura.

### Seguito delle indagini

A metà novembre, dopo oltre due mesi dalla presentazione dell’esposto, i testimoni hanno finalmente avuto l’opportunità di raccontare la loro esperienza alle autorità. “Speriamo che ora la Procura agisca”, ha commentato Stefano Morea, segretario generale della Flai Cgil Roma e Lazio, sottolineando la necessità di un permesso di soggiorno per i testimoni, come avvenuto per la moglie di Satnam Singh. Altri due braccianti hanno riferito storie simili, testimonianze che aprono nuovi scenari su un fenomeno ancora sotto inchiesta.

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