Attualità
Il pm indaga sul caso dell’operaio contaminato da plutonio nell’ex laboratorio nucleare di Roma

Le autorità giudiziarie hanno avviato un’indagine riguardante l’incidente di contaminazione da plutonio che ha coinvolto un operaio nell’ex laboratorio nucleare di Casaccia, situato nei pressi di Roma. Le autorità intendono chiarire le circostanze che hanno portato all’esposizione del lavoratore a materiale radioattivo durante la gestione dei rifiuti.
Inchiesta sulla contaminazione
Secondo quanto pubblicato da la Repubblica, le indagini si sono intensificate dopo che un operaio ha riportato tracce di plutonio nel naso al termine di un turno lavorativo il 21 novembre. Non è ancora noto se la contaminazione sia avvenuta per inalazione o ingestione, ma è riconosciuto che le quantità rilevate erano minimali ma altamente radioattive. Gli investigatori puntano a chiarire se siano state violate norme di sicurezza e se vi siano responsabilità personali o aziendali.
Comunicazione e tempistiche
L’indagine mira anche a investigare sui ritardi nella comunicazione dell’incidente. L’ente di controllo Isin è stato informato solamente quattro giorni dopo il ritrovamento, mentre il Ministero dell’Ambiente ha appreso la notizia solo tramite l’agenzia di stampa Agei il 29 novembre. Questa tempistica ha sollevato dubbi sull’efficienza delle procedure di comunicazione interna.
Sopralluogo e condizioni attuali
Un nuovo sopralluogo è stato condotto presso la struttura per valutare le condizioni operative e la disponibilità di attrezzature di protezione personale. Gli inquirenti sono impegnati a raccogliere ulteriore documentazione e testimonianze per accertare eventuali responsabilità.
Condizioni di salute dell’operaio
Dopo l’incidente, i controlli sanitari condotti sul lavoratore sono stati giudicati positivi. È stata prescritta una terapia chelante insieme a un periodo di tre mesi durante il quale l’operaio dovrà evitare il contatto con fonti di radiazione. L’interessato ha dichiarato: "Sono preoccupato, ma per ora sto bene".
Attualità
Arresto di padre e figlio trovati con 250mila euro falsi, una pistola e munizioni tenute illegalmente

Due uomini, un padre di 73 anni e un figlio di 48 anni, sono stati arrestati a Pomezia (Roma) per possesso di oltre 20mila euro in banconote false, unitamente a armi e munizioni detenute illegalmente.
Nella giornata di sabato 22 febbraio, i carabinieri della stazione di Torvaianica, in collaborazione con l’Aliquota operativa, hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione dei due durante un’attività info-investigativa. Durante l’operazione, sono stati trovati 20.500 euro in banconote da cento euro, una pistola scacciacani priva del tappo rosso e diverse munizioni, tra cui 28 a salve, sei cartucce calibro 22 e 60 cartucce calibro 12. Tutti gli oggetti sono stati sequestrati poiché detenuti illegalmente.
I due arrestati, già noti alle forze dell’ordine, dovranno ora rispondere alle accuse di detenzione di monete contraffatte e di armi.
Attualità
Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.
La dinamica
Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.
L’arresto
L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.
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