Cronaca
Il romanesco in via di estinzione
Si discute frequentemente del nuovo romanesco, che è spesso associato al gergo giovanile e si evolve con ogni generazione. A questo proposito, il “Vocabolario del romanesco contemporaneo” curato dai linguisti Paolo D’Achille e Claudio Giovanardi si distingue per il suo valore, in quanto mette in evidenza le parole che rischiano di scomparire. Nella selezione di termini da escludere dal dizionario, gli autori hanno scelto di mantenere quelli che, pur essendo meno comuni, rimangono presenti nella memoria degli anziani.
Parole dimenticate legate alla casa e alla cucina
Molti dei termini in via di estinzione sono legati agli ambiti domestici e culinari. Tra questi troviamo battilonta (tagliere), maregnano (melanzana), ojatore (oliera) e sciacquatore (lavello). Giovanardi spiega: «I dialetti hanno sempre avuto una maggiore incidenza sul lessico domestico. Ma con l’industrializzazione del Paese hanno prevalso i nomi dettati dall’industria, che in genere sono quelli usati al Nord. Così, per esempio, lo sciacquatore di Roma, o l’acquaio di Firenze, sono stati sostituiti dal lavello».
Termini scomparsi e la loro origine
Alcune parole sono scomparse in concomitanza con la loro mancanza di riferimenti reali, come lampionario (l’uomo che accendeva i lampioni) o battana (la barca a fondo piatto usata per navigare il Tevere). Esistono anche casi particolari come babbio, che significa “mento”, termine poco conosciuto dai romani, nonostante il suo derivato babbione rimane di uso corrente. Originariamente, babbione indicava una persona dal mento pronunciato, oggi soppiantato da scucchione, ma è rimasto nel linguaggio con il significato di “vecchio”, probabilmente per la sua presenza nei film di un noto artista romano.
Un fenomeno naturale
La perdita di termini del lessico antico è un processo che, seppur talvolta malinconico, si inserisce in un fenomeno naturale. Come sottolinea Giovanardi: «Riguarda tutti i dialetti e anche l’italiano». Le lingue morte sono le uniche a rimanere statiche nel tempo. Pertanto, è consigliabile una certa accettazione di questo cambiamento, come si suggerisce nel dialetto romano con stacce.
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