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La storia di Aurora: “Per tutta la vita i medici dicevano che si trattava di ansia, invece aveva un problema al cuore”
La storia di Aurora, una giovane mamma di 21 anni, ha sollevato interrogativi sulla diagnosi e gestione di condizioni cardiache in età precoce. Da bambina, Aurora lamentava episodi di tachicardia, etichettati come manifestazioni di ansia che perduravano negli anni. Solo di recente, le è stata diagnosticata una condizione cardiaca nota come Tachicardia Parossistica Sopra Ventricolare (TPSV), evidenziando una situazione clinica che era stata confusa per anni con problemi di tipo psicosomatico.
Aurora dopo essere stata sottoposta all’operazione.
La lunga attesa di una diagnosi corretta
Da giovanissima, Aurora ha iniziato a familiarizzare con termini medici come “aorta” e “arteria”, posto che si era rivolta a diversi specialisti per capire le sue condizioni. Tuttavia, per molti anni, la sua tachicardia veniva spiegata con ipotesi di ansia, rifletto di una presunta pressione psicologica, anche se Aurora affermava di non sperimentare particolari condizioni stressanti nella sua vita personale.
Nel corso del tempo, i suoi sintomi sono stati associati a disturbi di natura diversa, come cali di zucchero o gastriti, portandola a trattamenti che si sarebbero poi rivelati inutili o inappropriati. Gli episodi, che variavano dalla frequenza mensile a eventi più rari, venivano da lei gestiti con metodi suggeriti da consultazioni mediche che si sono rivelati sbagliati.
La scoperta durante la gravidanza
Durante la gravidanza, i sintomi si sono intensificati, portandola finalmente a un corretta diagnosi di TPSV, dopo un episodio di forte tachicardia che ha necessitato di intervento d’urgenza. L’elettrocardiogramma effettuato durante una crisi ha evidenziato chiaramente la sua condizione, portando i medici a procedere con un intervento medico che, nonostante le difficoltà, si è reso necessario per la sua stabilità cardiaca.
Nel riflettere sulla sua esperienza, Aurora esprime il suo disappunto per la superficialità con cui è stata gestita la sua situazione nei primi anni, evidenziando come una diagnosi tardiva avrebbe potuto aggravare ulteriormente la sua condizione. Ora, segue un regime di vita più controllato e attento, monitorata periodicamente per prevenire ricadute della sua condizione cardiaca.