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L’amica di Mirella Orlandi Gregori alla commissione: “Nessun segnale prima della scomparsa”

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L’amica di Mirella Orlandi Gregori alla commissione: “Nessun segnale prima della scomparsa”

Nel corso delle indagini sui casi di scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, la commissione bicamerale d’inchiesta ha audito Giovanna Manetti, una delle amiche strette di Gregori. La seduta si è svolta il 12 dicembre 2024, quando la Manetti ha ricostruito gli eventi del 7 maggio 1983, giorno in cui Gregori scomparve.

La scomparsa di Mirella Gregori

Secondo il racconto di Manetti, le due amiche avevano programmato di incontrarsi quel pomeriggio, come avveniva spesso. “Era un sabato e ci saremmo dovuti vedere alle 15:30”, ha spiegato. Manetti ha sottolineato che Gregori era una ragazza affidabile e che la sua assenza non annunciata era da considerarsi del tutto anomala.

Manetti ha ricordato come la comitiva di giovani trascorresse normalmente i pomeriggi tra Centocelle e il Prenestino Labicano. “Eravamo un bel gruppo, la nostra giovinezza era fatta di uscite”, ha dichiarato riportando la serenità delle loro abitudini.

Testimonianza sul giorno della scomparsa

Nel suo resoconto, Manetti ha spiegato di aver tentato invano di contattare Gregori il pomeriggio della scomparsa. “Qualsiasi cosa le sia successa, non era programmata. Non avrebbe preso impegni senza avvisare la mamma”, ha affermato, riflettendo sulla natura prudente e organizzata della giovane Mirella.

Riflessioni della Commissione

Giovanna Manetti ha commentato anche sulla figura di Alessandro, un ragazzo che, secondo testimonianze, aveva suonato alla porta di Gregori poco prima della scomparsa. “Non ho mai saputo di lui”, ha dichiarato l’amica, sottolineando che il nome le fu noto solo successivamente all’accaduto.

Le dichiarazioni rese da Manetti sembrano in linea con l’ipotesi investigativa seguita dalla commissione bicamerale d’inchiesta. Il vicepresidente della commissione, Roberto Morassut, ha ribadito l’importanza di continuare le indagini, sottolineando che le adolescenti potrebbero essere state ingannate da persone di cui si fidavano.

L’udienza ha offerto ulteriori spunti di riflessione nel contesto di una vicenda che, a distanza di oltre 40 anni, continua a sollevare interrogativi sulla sorte di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi.

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Arrestato il re delle truffe Marco Mouly, la sua storia ha ispirato un documentario Netflix: ecco i retroscena della sua carriera criminale

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Arrestato il re delle truffe Marco Mouly, la sua storia ha ispirato un documentario Netflix: ecco i retroscena della sua carriera criminale

#Roma #Truffa #Netflix Arrestato il re delle truffe Marco Mouly. La sua incredibile storia di inganni e raggiri ha ispirato un documentario su Netflix. La notizia ha scatenato un fiume di commenti online, con molti che si chiedono come sia possibile che un singolo individuo abbia potuto sfuggire alla giustizia per così tanto tempo. Ecco tutti i dettagli.


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Marco Mouly, conosciuto come il re delle truffe, è stato arrestato a Roma. La sua storia, piena di colpi di scena e inganni, ha catturato l’attenzione di Netflix, che ne ha tratto un documentario. È incredibile come un uomo solo abbia potuto orchestrare una serie di truffe così sofisticate da attirare l’interesse di una piattaforma globale. Commento: "Ma come fanno questi geni del crimine a non finire in galera prima?"


L’arresto di Mouly ha sollevato un dibattito acceso sui social media. Molti si chiedono se il sistema giudiziario sia davvero efficace nel combattere la criminalità bianca. La domanda che tutti si pongono è: quanti altri Marco Mouly ci sono là fuori? Commento: "Forse dovremmo iniziare a guardare più documentari su Netflix per capire meglio chi ci circonda."

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Caso di meningite nel carcere di Regina Coeli: detenuto in coma allo Spallanzani, scoppia il caos sanitario

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Caso di meningite nel carcere di Regina Coeli: detenuto in coma allo Spallanzani, scoppia il caos sanitario

Caso di meningite nel carcere di Regina Coeli: un detenuto è in coma allo Spallanzani 🚨 #Meningite #ReginaCoeli #SalutePubblica

Un detenuto del carcere di Regina Coeli a Roma è stato colpito da meningite e si trova attualmente in coma presso l’ospedale Spallanzani. La notizia ha sollevato preoccupazioni sulla gestione sanitaria all’interno delle strutture carcerarie, con molti che si chiedono se le misure preventive siano adeguate. Il detenuto è in coma allo Spallanzani e le autorità stanno cercando di contenerne la diffusione. Commento: Perché ci vuole sempre un’emergenza per farci svegliare?

Le autorità sanitarie stanno monitorando la situazione per evitare ulteriori contagi, ma la vicenda ha già scatenato un dibattito acceso sui social media riguardo alla qualità delle cure mediche riservate ai detenuti. Il detenuto è in coma allo Spallanzani e la tensione è alta, sia tra i detenuti che tra il personale penitenziario. Commento: Quando la salute pubblica si scontra con la giustizia penale, chi ci rimette?

Prevenzione e Misure di Contenimento

Le misure di contenimento includono la somministrazione di profilassi antibiotica a chi è entrato in contatto con il detenuto malato. Tuttavia, la situazione ha sollevato critiche sulla lentezza e l’efficacia delle risposte istituzionali. Il detenuto è in coma allo Spallanzani, e mentre si cerca di gestire l’emergenza, la società si interroga su come si possa migliorare la prevenzione in ambienti così chiusi. Commento: Prevenzione o reazione? Ecco il vero dilemma.

L’immagine del detenuto in condizioni critiche ha fatto il giro del web, aumentando la pressione sulle autorità per una risposta rapida e trasparente. La vicenda, oltre a sollevare questioni di salute pubblica, mette in luce le condizioni di vita all’interno delle carceri italiane, spesso al centro di polemiche per la loro gestione.

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