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L’ultimo singolo “La mia adolescenza è qui” viene presentato da Gazzelle nella metro a Roma.

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L’ultimo singolo “La mia adolescenza è qui” viene presentato da Gazzelle nella metro a Roma.

Una presenza inaspettata si è materializzata nelle stazioni della metropolitana di Roma, riportando alla mente i tempi passati di chi abitualmente percorreva quelle vie sotterranee durante la propria gioventù. Gazzelle, cantautore noto con il vero nome Flavio Pardini, ha scelto questo contesto per promuovere il suo ultimo brano “Come il pane”. Attraverso cartelloni evocativi distribuiti nelle stazioni simbolo della capitale, l’artista riafferma il legame con un luogo che lo ha visto crescere.

Un legame speciale con la metropolitana

“‘Se ripenso alla mia adolescenza la vedo dentro alla metropolitana.'”, dichiara Gazzelle, sottolineando l’importanza che questi spazi hanno avuto nella sua vita. Le banchine affollate di Roma si popolano così di manifesti che riportano testi del suo nuovo singolo, creando un legame diretto tra i suoi ricordi personali e il suo pubblico.

Una campagna promozionale unica

Il motivo dietro questa scelta promozionale singolare? Lo stesso Gazzelle lo ha spiegato tramite un reel su Instagram, in collaborazione con Atac: “Ho scelto la metro per mettere questi cartelloni perché nella canzone dico ‘mi nascondo nella metro per non farmi vedere dal cielo’, diciamo”. Un’opportunità per i passanti di interagire con i cartelloni, contribuendo al dialogo che l’artista ha intavolato con la sua musica.

La metro come rifugio

La metropolitana, dunque, non è solo un mezzo di trasporto ma anche un rifugio in cui, come afferma Gazzelle, “‘nessuno può vederti o giudicarti'”. È su questa idea che si fonda l’intero messaggio del brano, un invito alla riflessione personale lontano dagli sguardi indiscreti del mondo esterno.

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

È iniziato il processo relativo alla morte di Paolo Calissano, l’attore genovese deceduto a Roma il 29 dicembre 2021. A essere imputato è l’avvocato Matteo Minna, storico amministratore di sostegno di Calissano, accusato di peculato, circonvenzione di incapace e falso. L’accusa sostiene che Minna abbia sottratto alla vittima circa mezzo milione di euro approfittando della sua vulnerabilità. Il fratello di Calissano, Roberto, ha sporto denuncia dopo aver notato anomalie nei conti e nei bonifici dell’attore.

Il ruolo dell’avvocato Minna

Il fratello di Paolo Calissano ha descritto la situazione come un “duplice dolore, perché ci fidavamo di lui”. Minna e Calissano si conoscevano da tredici anni, durante i quali l’avvocato ha gestito le finanze dell’attore. Dall’inizio del procedimento, Minna si trova agli arresti domiciliari e sono emerse circa 143 operazioni irregolari effettuate nell’arco di tredici anni. Nell’ultimo periodo della sua vita, Paolo Calissano era in uno stato di fragilità, afflitto da depressione e debiti.

Altre presunte vittime e sequestro di beni

Oltre a Calissano, Minna sarebbe accusato di aver ingannato altre persone, sottraendo denaro in modo “spregiudicato”. Per queste motivazioni, è stato disposto un sequestro di beni per un valore di 800mila euro nei suoi confronti.

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

Dettagli sulla sera della morte

Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

Testimonianze e sviluppi delle indagini

La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

Senza segni di violenza

I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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