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Cronaca

Metro C, street art sui silos trasforma il cantiere in un’opera urbana

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Metro C, street art sui silos trasforma il cantiere in un’opera urbana

Sei grandi opere sono pronte per trasformare il cantiere della metro C in un’esposizione a cielo aperto durante tutto l’anno giubilare. Ieri è stata presentata la prima installazione, ‘Costellazioni di Roma’, realizzata dall’artista romano Pietro Ruffo. Questa monumentale creazione, che si estende su 640 metri quadrati, ha richiesto 30mila chilogrammi di acciaio per la struttura che sorregge l’opera, la quale per i prossimi quattro mesi andrà a coprire i 10 silos del cantiere.

Nella Coffee House di Palazzo Colonna, a piazza Santi Apostoli, il progettista Ruffo ha illustrato la genesi del suo lavoro, che unisce figure umane e animali fantastici ispirati alla cultura classica e rinascimentale. Sotto le mitologie cosmiche di Ruffo emergono le linee della ‘Pianta topografica di Roma antica’ di Luigi Canina. Ruffo ha dichiarato: «Ho pensato agli elementi simbolici della città, a dare una narrazione continua a questi dieci silos, che parte dall’antica Roma e dall’acquedotto dell’Appia e arriva ad altri edifici della città storica». Ha voluto rappresentare Roma come «una città estremamente dinamica, quale è sempre stata», e ha espresso gratitudine nei confronti di «chi ha immaginato che l’arte possa ritornare ad essere un attore principale della nostra città», evidenziando un «rapporto d’amore che si era un po’ interrotto».

La Storia

Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea e presidente del comitato scientifico del progetto, ha sottolineato che quest’iniziativa «affonda le radici sulla grande tradizione di arte pubblica capitolina che ha configurato il paesaggio urbano». Durante l’evento, il sindaco Roberto Gualtieri ha evidenziato come «è un ribaltamento, trasformiamo un problema in opportunità», aggiungendo che trasformare uno dei cantieri più giganteschi della città in uno spazio espositivo museale offre un’occasione unica. Ha ringraziato la Soprintendenza per aver «avuto coraggio, si possono dire dei sì intelligenti» e ha espresso l’auspicio che i romani possano «ammirare un’opera d’arte» mentre passano.

La Grande Bellezza

Svetlana Celli, presidente dell’assemblea capitolina e prima firmataria della mozione, si è detta ‘emozionata’, affermando: «Nonostante la complessità dei lavori, l’obiettivo è trasformare un cantiere strategico per la mobilità cittadina in un’opportunità di bellezza e creatività». I consiglieri dem Valeria Baglio, Mariano Angelucci e Lorenzo Marinone hanno sostenuto che i murales «non solo abbelliranno Piazza Venezia durante questi anni di lavori, ma saranno anche un simbolo di innovazione e di attenzione verso il patrimonio culturale e artistico della nostra città». L’obiettivo del progetto è di essere una risorsa per i romani e i turisti, dimostrando come sia possibile integrare utilità e estetica. Fino a dicembre 2026, oltre a Ruffo, si alterneranno opere di altri artisti come Elisabetta Benassi, Liliana Moro, Marinella Senatore, Toiletpaper e Nico Vascellari.

Cronaca

I ricordi degli argentini su Papa Francesco nella chiesa di Piazza Buenos Aires: una storia di guarigione

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I ricordi degli argentini su Papa Francesco nella chiesa di Piazza Buenos Aires: una storia di guarigione

Scopri le storie commoventi di lacrime, fede e misteri che legano #PapaFrancesco alla sua amata Argentina a Roma – un incontro che cambierà tutto! #ArgentinaInRoma #PapaBergoglio

Lacrime e ricordi davanti alla chiesa argentina

Andrea non riesce a trattenere le lacrime davanti alla chiesa argentina di piazza Buenos Aires, stringendo una foto del padre, Daniel Rodriguez, leggendario portiere del San Lorenzo, la squadra del cuore di Papa Francesco. Prima di morire, suo padre le aveva affidato quel tesoro con una missione: consegnarlo al “tifoso numero uno”, il Papa in persona. Intorno a lei, una folla eterogenea emerge dall’ombra: volti timidi di origini miste, occhi verdi su pelle di porcellana con movenze eleganti tipiche dei porteños, e sguardi intensi segnati dal sole, come quelli degli indigeni. Chi sono queste persone e quali segreti nascondono le loro storie?

La messa che unisce mondi lontani

Centinaia di fedeli si sono riuniti per la messa celebrata dal rettore argentino, padre Fernando Laguna, che ha scelto di ricordare una delle massime più ispiratrici di Papa Francesco: “Le chiese devono essere aperte”. In una navata affollata, con una gigantografia di Bergoglio a dominare l’altare, emergono figure chiave come Pablo Beltramino, ambasciatore argentino presso la Santa Sede, e Marcelo Martin Giusto, ambasciatore in Italia. Tra la folla, Maria Garcia Laborde e Delfina De Lalastra, dell’ordine delle consacrate “Servidoras”, condividono con emozione: “Ha compreso le necessità del mondo con coraggio e tenerezza”. E poi c’è Juana Maria Savo, argentina trapiantata a Roma da 60 anni, che confessa: “Ho un figlio e un nipote chiamati Francesco, e vederlo ancora tra la gente mi ha riempito il cuore”.

Gli argentini che hanno conquistato Roma

Eccoli, gli italiani d’Argentina, cresciuti sulle sponde del Mar del Plata invece che del Mediterraneo, con vocali aperte e un orgoglio palpabile per il loro Papa latinoamericano. Monica Sabatini racconta un incontro ravvicinato che ha lasciato tutti a bocca aperta: “Nel 2020, durante un’udienza privata, era scherzoso, ma quando gli ho parlato del cancro di mio fratello, ha chiuso gli occhi e mi ha preso la mano. Ora mio fratello sta bene – chissà che magia c’è dietro?”. Simboli della cultura argentina come il poncho, il mate e il dulce de leche, di cui Papa Francesco era un vero appassionato, riaffiorano nelle chiacchiere, ricordando quanto il Pontefice si senta a casa tra i suoi conterranei a Roma.

Papa Francesco e il legame con le nonne di Plaza de Mayo

Non molto tempo fa, Papa Francesco ha incontrato Estela Carlotto, presidente di Abuelas de Plaza de Mayo, durante la consegna della sua laurea honoris causa all’Università Roma Tre. Sono innumerevoli gli argentini che hanno trovato in lui un’ancora per le ferite del passato, come Julio Frondizi, 73 anni, fuggito da bambino dopo l’uccisione del padre Silvio e la deposizione dello zio Arturo, presidente tra il 1958 e il 1962. L’ultimo incontro con l’associazione 24marzo, che lotta per la verità sui desaparecidos, è stato il 12 febbraio: “Andammo con un giudice che aveva testimoniato per Esther Ballestrino de Careaga, amica di Bergoglio ai tempi in cui era un semplice perito chimico”, rivela Jorge Ithurburu, avvocato delle nonne di Plaza de Mayo a Roma. Quali altri segreti emergeranno da questi legami storici?

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La rapina a una coppia di turisti: un caso che nasconde sorprese

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La rapina a una coppia di turisti: un caso che nasconde sorprese

Un’aggressione omofoba shock nel cuore di Roma: scopri i dettagli dell’attacco che ha fatto tremare la città! #Omofobia #Roma #Giustizia

Come è scoppiata la violenza in piena notte?

Due giovani italiani, appena conosciuti, avevano deciso di passare una serata speciale durante Pasqua, passeggiando per le vie del centro storico. Ma quella che doveva essere una notte romantica si è trasformata in un incubo: sono stati brutalmente aggrediti e derubati da tre nordafricani, solo per essersi mostrati affettuosi. Immaginate la scena: abbracciati mentre camminano, quando improvvisamente insulti omofobi esplodono dall’ombra, trasformando un momento innocente in un’esplosione di violenza.

I testimoni raccontano l’orrore: cosa è successo davvero?

L’attacco è avvenuto sotto gli occhi attoniti di passanti, lungo via dei Fori Imperiali, poco dopo le sei del mattino del 20 aprile. I tre aggressori – un tunisino e due egiziani, uno dei quali minorenne – hanno iniziato con urla come “Vergognatevi!”, passando rapidamente a calci, pugni e persino spray al peperoncino. Uno dei ragazzi è caduto a terra, stordito, e i malviventi ne hanno approfittato per rubargli il borsello con soldi, carte e documenti. Ma ecco il colpo di scena: diversi testimoni, tra cui una turista ucraina di 18 anni, hanno filmato tutto con il cellulare, fornendo prove cruciali per l’arresto.

L’inseguimento e la cattura: i colpevoli sono stati fermati?

Le forze dell’ordine sono state allertate da passanti preoccupati, che hanno chiamato i soccorsi descrivendo la scena come “indemoniata”. I carabinieri sono intervenuti rapidamente, bloccando i tre aggressori mezz’ora dopo l’attacco, lungo via Manin. Grazie alle descrizioni delle vittime e al video della turista, i sospettati – residenti a Latina – sono stati identificati e perquisiti, con la refurtiva trovata addosso. Un arresto che potrebbe rivelare molto di più su questi raid improvvisi.

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