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Nicolò Piscitelli, il nipote dell’ultras della Lazio Diabolik, viene arrestato per aver aggredito madre e fratello.

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Nicolò Piscitelli, il nipote dell’ultras della Lazio Diabolik, viene arrestato per aver aggredito madre e fratello.

Un caso di cronaca ha scosso la capitale, coinvolgendo ancora una volta la famiglia dell’ex capo ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli, conosciuto come "Diabolik". Questa volta, al centro della scena si trova il nipote di "Diabolik", Nicolò Piscitelli.

Arresto per maltrattamenti in famiglia

Nicolò Piscitelli, 25 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. L’episodio che ha portato all’arresto è avvenuto nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 dicembre, presso un’abitazione situata nella periferia Sud-Est di Roma. Secondo le ricostruzioni, il giovane avrebbe aggredito verbalmente e fisicamente la madre e il fratello, costringendoli a rivolgersi al Numero Unico delle Emergenze 112 per cercare aiuto. Gli agenti sono intervenuti rapidamente, portando il 25enne in carcere dove rimarrà in attesa dell’udienza di convalida davanti al giudice delle indagini preliminari.

Un passato segnato da problemi legali

Nicolò Piscitelli non è nuovo alle forze dell’ordine. In passato era già finito agli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione e spaccio di droga. La sua notorietà non è tuttavia solamente dovuta ai suoi problemi con la legge, ma anche al legame familiare con lo zio, Fabrizio Piscitelli, noto negli ambienti ultras e tragicamente scomparso nel 2019 dopo essere stato assassinato.

I risvolti giudiziari

Il caso ha sollevato nuovamente l’attenzione su una famiglia già coinvolta in vicende giudiziarie complesse. La situazione è attualmente soggetta al giudizio delle autorità competenti, le quali dovranno decidere il futuro di Nicolò Piscitelli alla luce degli eventi che lo hanno portato nuovamente sotto i riflettori. Intanto, il giovane rimane in stato di detenzione, con le autorità impegnate a delineare il corso delle indagini e a garantire la sicurezza dei suoi familiari.

Visualizza l’immagine relativa a Fabrizio "Diabolik" Piscitelli

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

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Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.

Dettagli della vicenda

Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.

Le conseguenze legali

Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.

Indagine della Corte dei Conti

Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.

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Una 73enne viene azzannata alla mano da un cane, il padrone scappa. Il figlio: “Forse dovrà essere operata”

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Una 73enne viene azzannata alla mano da un cane, il padrone scappa. Il figlio: “Forse dovrà essere operata”

Momenti di paura a Monteverde lunedì 17 febbraio 2025, quando una donna di 73 anni è stata aggredita da un cane al guinzaglio. Il figlio della vittima, Emiliano, ha dichiarato a Fanpage.it: “Il padrone è scappato via senza prestare soccorso”.

La dinamica dell’incidente

La donna, di nome Patrizia, stava passeggiando con un’amica in via Fonteiana, all’altezza del civico 111, vicino all’istituto Federico Caffè, quando il cane si è avvicinato e l’ha azzannata alla mano, provocandole una ferita che ha iniziato a sanguinare copiosamente. “Mi ha chiamato l’amica che si trovava con lei per dirmi che mia madre era stata azzannata mentre passeggiavano insieme,” ha raccontato Emiliano. Il padrone del cane, dopo aver assicurato che avrebbe chiamato aiuto, ha abbandonato la scena.

L’intervento dei passanti

La situazione ha attirato l’attenzione di alcuni passanti, incluso un giovane che ha attraversato la strada per soccorrere Patrizia. “La ferita alla mano continuava a perdere davvero molto sangue,” ha affermato Emiliano. Mentre il giovane prestava aiuto, il padrone del cane è fuggito. “Il ragazzo che ha soccorso mia madre mi ha detto che dovrebbe trattarsi di una persona che vive nella zona,” ha aggiunto.

Condizioni di Patrizia e denuncia

Dopo l’incidente, il giovane ha fornito una prima fasciatura e ha chiamato i soccorsi: Patrizia è stata portata in ospedale per ricevere cure. Emiliano ha confermato che “ora mia madre sta meglio,” specificando che non ha subito danni ai tendini o alle ossa, ma potrebbe necessitare di un intervento chirurgico per ricostruire la pelle. È stata presentata denuncia contro ignoti, inclusa quella per omissione di soccorso.

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