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Perché di Mafia Capitale non si ha voglia di parlare dieci anni dopo

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Perché di Mafia Capitale non si ha voglia di parlare dieci anni dopo

Gli anniversari significativi rappresentano momenti cruciali per media ed editori, spesso occasione per riflessioni ampie su eventi storici e sociali di rilievo. Un esempio eminente è l’anniversario di dieci anni dell’inchiesta Mondo di Mezzo, che ha portato alla luce un complesso intreccio di connessioni fra criminalità organizzata e politica.

Il Decennale di Mondo di Mezzo

Esattamente dieci anni fa, quella che diventò nota come l’inchiesta Mondo di Mezzo sconvolse il panorama politico e sociale, culminando il 2 dicembre 2014 con 37 arresti. Le dinamiche tra imprenditoria, politica e criminalità furono esposte attraverso le azioni di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Le intercettazioni dell’epoca introdussero frasi che oggi fanno parte del linguaggio comune, evidenziando la profonda influenza dell’inchiesta sull’immaginario collettivo.

Implicazioni Politiche e Sociali

Quell’inchiesta pose sotto accusa principalmente esponenti della destra e del Partito Democratico, provocando un’importante crisi di fiducia nei confronti della classe politica dell’epoca. Tuttavia, l’eredità del processo sembra essere caduta nell’oblio, con scarsi riferimenti agli eventi che ne seguirono e alle trasformazioni politiche che ne derivarono. La sentenza della Cassazione sollevò interrogativi su come viene definita un’organizzazione mafiosa, non riconoscendo l’aggravante dell’articolo 416 bis, portando a ridefinire il racconto di Mafia Capitale.

Presenza delle Mafie e Amnesia Collettiva

La sentenza che apparve ridimensionare la gravità della situazione contribuì a un’amnesia generale sulla presenza delle mafie a Roma, sebbene rapporti giudiziari confermino la loro pervasività nelle attività criminali locali. L’urgenza di nuove riflessioni viene avvertita in previsione di eventi futuri significativi come il Giubileo, mentre vi è una generale riluttanza ad affrontare apertamente tematiche scomode che potrebbero danneggiare l’immagine della città.

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Striscione fascista esposto in Curva Sud durante la partita della Roma provoca sdegno e viene ripreso in tv

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Striscione fascista esposto in Curva Sud durante la partita della Roma provoca sdegno e viene ripreso in tv

Durante la partita Roma-Monza, vinta dalla squadra giallorossa con il punteggio di 4 a 0, la Curva Sud ha esposto un grande striscione dedicato a “Paoletto” con la citazione: “Io ce resto su sta strada finché me reggheno le gambe, è co sto core e co sta faccia che so diventato grande!”. Si tratta di una frase che, sebbene non offensiva né esplicitamente riconducibile al fascismo, ha sollevato polemiche.

Il giornalista Paolo Berizzi del quotidiano La Repubblica ha evidenziato che i versi provengono dal brano “Er camerata”, scritto nel 2007 dal gruppo di estrema destra INSEDIA e pubblicato nell’album ‘Quando c’era lui’. Nonostante il testo dello striscione non contenga riferimenti evidenti al fascismo, il significato della canzone è controverso. Il brano aborda temi legati alla lealtà tra amici e alla vita di strada, esprimendo un forte attaccamento a ideali che possono risultare problematici.

La canzone completa, ricca di frasi come: “Nun s’accannano l’amici per un paro de mignotte” e “ma una cosa ne so certo, una sola l’ho capita, nun s’accanna un Camerata anche a rischio de la vita!”, riflette un contesto che potrebbe suscitare preoccupazioni. La discussione attorno allo striscione evidenzia la complessità dei simboli e dei messaggi all’interno delle culture calcistiche.

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Assalto al commissariato di Albano, incendiate 16 auto: informazioni disponibili finora

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Assalto al commissariato di Albano, incendiate 16 auto: informazioni disponibili finora

Indagini sono in corso sull’incendio doloso che ha distrutto sedici auto della polizia nel parcheggio del commissariato di Albano Laziale.

Sono 16 le automobili della polizia di Stato distrutte dalle fiamme nell’incendio divampato la scorsa notte all’interno del parcheggio del commissariato di Albano Laziale, comune dei Castelli Romani. Sulla vicenda sono in corso indagini della Digos, ed è ormai certo che il rogo sia di origine dolosa. Alcune telecamere hanno ripreso un uomo incappucciato mentre innescava il rogo.

L’attentato alla stazione di Albano Laziale e le indagini

Nel video pubblicato dal sindacato Coisp, le automobili risultano gravemente danneggiate o distrutte. Le telecamere di sicurezza hanno immortalato un uomo incappucciato mentre entrava nel parcheggio e appiccava l’incendio, probabilmente utilizzando della Diavolina. Le indagini sono attualmente in corso, e secondo Domenico Pianese, segretario del Coisp, “è abbastanza evidente che dietro questo gesto ci siano esponenti dell’area anarco-insurrezionalista, una pista che merita di essere approfondita dalle autorità competenti. Si tratta di un atto gravissimo contro le forze dell’ordine, che mette a rischio non solo gli operatori di Polizia ma anche la sicurezza della collettività”.

L’inquietante precedente: l’incendio alla stazione dei carabinieri

Solo pochi giorni fa, alcune macchine della stazione dei carabinieri di Castel Gandolfo hanno rischiato di essere distrutte dalle fiamme. Pur non essendoci elementi che collegano i due gesti, la vicinanza tra i luoghi e le modalità sembrano simili, suggerendo che non si tratti di episodi isolati. Attorno alle 4 del 9 febbraio, un carabiniere ha notato un incendio nel piazzale dove erano parcheggiate le auto di servizio. Le fiamme avevano avvolto le gomme di due automobili, ma l’intervento immediato ha evitato ulteriori danni. In quel caso, sono stati trovati inneschi e le telecamere hanno ripreso una persona incappucciata mentre scavalcava la recinzione esterna ed entrava nel piazzale.

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