Cronaca
Riconosciuta l’aggravante del legame affettivo nella sentenza
Si dovette rinchiudere in bagno per la paura, ‘Martina Scialdone’. Poi, quando era uscita e il litigio con l’ex compagno, esploso a cena, dentro il ristorante, continuò per strada, l’avvocatessa di 34 anni fu uccisa a colpi di pistola.
Richiesta di ergastolo per l’ex Compagno
Oggi, la Procura di Roma ha chiesto la condanna all’ergastolo, con isolamento diurno di 18 mesi, per ‘Costantino Bonaiuti’, il 62enne che ha ammazzato Martina la sera del 13 gennaio del 2023 all’esterno di un locale dell’Appio Latino. Nei confronti dell’imputato è contestato l’”omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, del legame affettivo e il reato di porto abusivo di arma”.
Nel corso della requisitoria, il pm ha ricostruito le fasi della tragica aggressione affermando che la vittima “voleva troncare la relazione: ciò che ha fatto deragliare Bonaiuti è stata la volontà della donna di essere libera e di avere una altra relazione”.
Testimonianze al Processo
Martina Scialdone uccisa dall’ex a Roma, una testimone al processo ha riferito che “Bonaiuti disse: ‘dove vai tanto sei morta’”. Il fratello di Martina ha condiviso un ricordo drammatico, affermando: “Bonaiuti provava piacere nel vederla morire”. Quella sera, andò a prenderla e assistette agli ultimi momenti di vita della sorella. Aveva visto Bonaiuti che tratteneva la vittima per un braccio e in quel momento, “nel momento in cui sono riuscito a dividerli lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato”.