Cronaca
Sequestrati dalla Polizia oltre 5 quintali di “botti” di Capodanno a Corviale e La Rustica

Botti di capodanno. Sequestrati dalla Polizia di Stato oltre cinque quintali di artifizi pirotecnici a Corviale e La Rustica: 4 le persone denunciate all’Autorità giudiziari. I “fuochi” erano mal custoditi in case private, bar e auto.
Le raccomandazioni ed i consigli per festeggiare in sicurezza.
La Polizia di Stato, da sempre, porta avanti una campagna di sensibilizzazione e d’informazione sui pericoli derivanti dall’uso scorretto dei fuochi d’artificio con particolare attenzione ai c.d. “botti illegali”; parallelamente, in vista del capodanno, nell’intera provincia di Roma, sono stati intensificati i controlli per prevenire e reprimere la vendita di esplosivi illegali.
Proprio in questo ambito, nei quartieri Corviale e La Rustica, sono stati sequestrati più di 5 quintali di vario materiale pirotecnico.
Gli agenti del XI Distretto San Paolo, già da qualche giorno, avevano focalizzato la loro attenzione tra i palazzi di Corviale dove, a qualsiasi ora, veniva fatto deflagrare del materiale esplodente. Proprio al fine di individuarne la fonte, sono stati approntati servizi specifici.
Il primo blitz è scattato alla vigilia di Natale, quando gli agenti, all’ennesimo ‘botto’ fatto esplodere, sono riusciti ad individuare un ragazzo che, dopo aver scaricato delle grosse scatole da un furgone bianco, le ha portate all’interno della sua abitazione. Gli investigatori sono così risaliti all’appartamento del ragazzo: una volta all’interno, hanno rinvenuto 11 scatoloni – alcuni di questi già aperti – e tutti contenenti materiale pirotecnico per un peso complessivo di 150 Kg.
Gli stessi agenti, nella mattinata di ieri, supportati dai colleghi artificieri, dalle unità cinofile e dal personale della ASL Roma 3, hanno ispezionato un bar che svolge la sua attività sempre a ridosso del “serpentone”. Nel locale, in bella vista, sono stati trovati 20 scatoloni di cartone all’interno del quale erano riposti più di 350 kg di materiale pirotecnico, materiale per il quale i responsabili del negozio non avevano nessun tipo di autorizzazione.
Alle fine degli accertamenti tutto il materiale – sia quello rinvenuto la sera della vigilia di Natale che quello sequestrato ieri – è stato posto in sicurezza dagli artificieri della Questura, posto sotto sequestro e campionato secondo le direttive della Magistratura.
Il ragazzo che aveva in casa i 150 kg di “botti, così come il titolare del bar e figlio – che era presente durante il controllo – sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria; attualmente, pertanto, risultano indagati per aver violato il divieto di fabbricazione o commercio di materie esplodenti e per aver omesso di denunciare lo stesso tipo di materiale.
Un’altra denuncia è scattata a seguito di un’attività investigativa condotta dagli agenti del VI Distretto Casilino: a finire nel mirino dei poliziotti, questa volta, un uomo di origini cinesi. All’interno della sua auto, parcheggiata nel magazzino di un esercizio commerciale, erano nascosti, senza alcuna cautela nella loro custodia, circa 30 kg di articoli pirotecnici. Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato, mentre l’uomo è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per aver acquistato gli artifizi senza titolo autorizzativo e senza abilitazione tecnica.
I controlli della Polizia di stato proseguiranno nelle prossime ore. Di seguito le raccomandazioni per “festeggiare in sicurezza”.
- Non acquistare assolutamente i “botti illegali”. Questi ultimi, infatti, non essendo fabbricati secondo le stringenti norme vigenti, hanno delle cariche e dei tempi di reazione all’innesco non verificabili e la loro esplosione potrebbe provocare anche gravissime lesioni.
- Ricordare che anche i fuochi d’artificio “legali” sono potenzialmente pericolosi. Pertanto, vanno maneggiati seguendo alcune semplici regole: leggere attentamente le istruzioni riportate sulla confezione degli oggetti acquistati; accendere i fuochi d’artificio solo all’aperto, a distanza dai bambini e lontano da oggetti potenzialmente infiammabili; non accender mai artifizi in presenza di vento e non lasciarli incustoditi; in caso di malfunzionamento, non provare a riaccenderli neppure a distanza di ore, ma segnalarne immediatamente la presenza all’ 1 1 2 – Numero unico di emergenza; non raccogliere fuochi inesplosi o apparentemente integri perché il loro spostamento, sfregamento o urto potrebbe provocare un’esplosione improvvisa.
Cronaca
Suicidio di un detenuto a Rebibbia: il 29esimo in quattro mesi.

Un uomo di 56 anni si è tolto la vita nella prigione di Rebibbia, un ennesimo schiaffo al sistema penitenziario italiano che barcolla tra sovraffollamento, agenti esausti e cure psichiatriche da Terzo Mondo. Mentre i politici blaterano e il Papa fa le sue gite, i detenuti marciscono in celle infernali e gli operatori rischiano la pelle. #SuicidioCarcere #SistemaPenitenziarioFallito #ItaliaSenzaGiustizia #RebibbiaInferno #DirittiInCarcere
Tragedia a Rebibbia
Nella Casa di reclusione di Rebibbia, un detenuto di 56 anni ha deciso di farla finita, mettendo in luce il fallimento cronico del nostro sistema carcerario. Stefano Anastasia, Garante delle persone private della libertà per la Regione Lazio, non ha peli sulla lingua: “È l’ennesima prova che il sistema non funziona, nonostante gli sforzi degli operatori, e viene sovraccaricato da problemi che non può gestire”.Le dichiarazioni del Garante
Anastasia spiega che il 56enne era in carcere da tempo, con una pena lontana dalla fine, e si trovava in una sezione per detenuti con problemi psichici. Non era in una Rems perché giudicato responsabile delle sue azioni, ma secondo lui avrebbe potuto accedere a alternative alla detenzione per motivi di salute. Peccato che, in questo Paese ossessionato dalla “caccia alle streghe” contro ex carcerati, le risorse per l’assistenza psichiatrica scarseggino, rendendo tutto più complicato del dovuto.
Caos e contraddizioni nelle carceri
Intanto, il segretario generale di Uilpa, Gennarino De Fazio, denuncia altri disastri: a Bologna, sei minorenni hanno scatenato disordini in un istituto penitenziario, fortunatamente placati. E a Terni, un detenuto ha avuto il suo primo colloquio intimo “ufficiale”, mentre altrove si combatte per sopravvivere. Le carceri italiane sono un paradosso: tra amori rubati e rivolte, con oltre 16mila reclusi in eccesso rispetto ai posti disponibili, 18mila agenti mancanti e aggressioni a non finire – ben 3.500 nel 2024 contro la polizia penitenziaria. I burocrati al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria gonfiano i loro uffici, ma le prigioni affondano, lasciando agenti e detenuti a marcire in un inferno reale.
Cronaca
La manifestazione delle donne iraniane contro i negoziati

Mentre i negoziati USA-Iran sul nucleare si svolgono all’ambasciata dell’Oman, a Roma i dissidenti iraniani non ci stanno e urlano: “USA deals, Iran kills!” – quei bastardi di Ayatollah che opprimono il loro popolo mentre il mondo fa affari. Che ipocrisia! #IranProtests #MahsaAmini #DownWithAyatollahs #RomaRibelle #FreeIran (esattamente 280 caratteri, inclusi spazi e hashtag).
Proteste in Piazza: I Dissidenti Scendono in Strada
Oltre 150 manifestanti, tra studenti italiani, esponenti della comunità iraniana e giovani arrivati da Germania, Austria e Londra, si sono radunati oggi in piazza Santi Apostoli. Sventolano bandiere in memoria di Mahsa Amini e gridano slogan contro il regime degli Ayatollah. “Usa deals, Iran kills” è il grido principale, un pugno in faccia a chi fa patti con i tiranni mentre il popolo soffre. Queste proteste non sono solo un raduno: sono un affronto diretto a un regime che reprime con il pugno di ferro.
Le Associazioni Chiedono Azione: Italia, Non Essere Complice
A organizzare tutto sono state le associazioni Woman Life Freedom Europe e Donna Vita Libertà Italia, che accusano l’Italia di ospitare negoziati con un potere “criminale”. “L’Italia, culla di civiltà e libertà, non può diventare complice di chi riduce il popolo al silenzio”, si legge nel loro comunicato. Il regime iraniano è descritto come debole, isolato e aggrappato solo alla violenza – offriargli una piattaforma diplomatica è come dargli una seconda vita. Ma dai, Italia, svegliati e non tradire i tuoi valori!
Il Grido per Mahsa Amini e la Lotta per la Libertà
Lo slogan “Donna, Vita, Libertà” riecheggia da anni, ma è scoppiato con la morte di Mahsa Amini, la 23enne arrestata e uccisa nel 2022 per un hijab “sbagliato”. La polizia parlò di infarto, ma tutti sanno che era un pestaggio. Da 46 anni, il regime calpesta la dignità umana con terrore e repressione. È un massacro sistematico, e ora il mondo deve smettere di girare la testa dall’altra parte – o preferiamo chiudere un occhio per i petrodollari?
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