Cronaca
Pretty Solero condannato a due anni. «Ti ammazzo se non mi dai i soldi che mi devi» Picchiava la madre

Ieri, il rapper italo-irlandese Pretty Solero, membro della “Love Gang” trasteverina e del collettivo CXXVI, è stato condannato a due anni di detenzione per maltrattamenti nei confronti della madre. La sentenza include attenuanti generiche, che hanno ridotto la pena rispetto ai tre anni inizialmente richiesti dall’accusa.
La vicenda
L’episodio che ha dato origine al caso risale al 20 luglio 2024, quando la madre del rapper, accompagnata dai carabinieri, si è recata presso l’appartamento condiviso con il figlio. La porta era stata bloccata dall’interno, e una volta entrati, gli agenti hanno trovato l’abitazione in condizioni di degrado. La donna ha denunciato mesi di violenze, sia fisiche che psicologiche, subite dal figlio, spesso in stato di alterazione da sostanze stupefacenti.
Il ruolo della droga
Pretty Solero non è estraneo a problemi con le droghe. Nel febbraio 2019 era stato fermato in possesso di cocaina, hashish e marijuana. Recentemente, i rapporti con la madre erano peggiorati, con episodi in cui il rapper avrebbe tentato di estorcerle denaro per acquistare stupefacenti, arrivando a minacciarla e aggredirla fisicamente. Il 20 luglio 2024, davanti ai carabinieri, avrebbe anche danneggiato l’appartamento. Dopo l’arresto, il rapper è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli e, con la sentenza di ieri, è stato disposto il suo inserimento in una comunità di recupero.
Cronaca
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Papa Francesco e i romani: l’abbraccio commovente lungo il corteo funebre che unisce i cuori

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Il percorso leggendario della papamobile
Immagina di camminare per le strade di Roma seguendo le tracce della papamobile, un viaggio che ieri ha catturato l’attenzione di tutti, da San Pietro fino a Santa Maria Maggiore. L’atmosfera era elettrica, con cori angelici che echeggiavano tra la folla, mentre i fedeli si riunivano come in una nuvola di incenso. Solo il suono intermittente delle ricetrasmittenti rompeva il silenzio, anticipando l’arrivo del feretro. Questo cammino inaspettato, proprio come lo stile di Francesco, univa l’austerità del Vaticano alla vivacità multiculturale di piazza Vittorio, creando un mix irresistibile di sacro e profano.
I romani e il loro rapporto “al tu” con il Papa
A Roma, anche un evento solenne come un funerale sa trasformarsi in qualcosa di leggero e coinvolgente, strappando sorrisi tra la folla. I romani, con il loro spirito irriverente, non si trattengono: “Il corteo del Papa è già qui? Accidenti, è arrivato prima di me quando accompagno nonna!”, esclama qualcuno tra la calca. Lungo i sei chilometri del corteo, almeno duecentomila persone si sono sistemate ai bordi delle strade, chi con una fetta di pizza bianca in mano, chi assaporando un maritozzo con la panna. È quel tipico approccio diretto dei romani, che gridano “Ciao Padre, grazie!” con una familiarità che fa sentire Francesco come uno di famiglia.
Storie di fedeli e ricordi indimenticabili
Tra la folla, incontri come quello con Anna Maria Lanni, 84 anni, che manda un bacio al volo al Papa: “Adesso che sei lassù, metti una buona parola per la pace in Ucraina!”. O Sandra Corvi, 76 anni, che vive in viale Manzoni e adora come Francesco si occupasse degli “ultimi”. Camilla Silvestri, dalla vicina San Lorenzo, è orgogliosa: “Questo è il vero centro di Roma”. Persino Lauro, 80 anni, arrivato in metro dal Tuscolano, lo saluta con un “Buongiorno, ben arrivato a Santa Maria Maggiore”. Queste storie, piene di calore e affetto, mostrano come i romani intreccino la vita quotidiana con i grandi eventi, rendendo ogni addio un capitolo unico.
La Roma multiculturale in festa
Non solo i romani storici, ma anche giovani, suore e persino i bengalesi dalle cucine dei ristoranti si uniscono alla celebrazione. Loredana Fiore, avvocatessa di 59 anni, nota: “Francesco era uno di noi, diretto e franco, e ha richiamato tanti giovani con la sua serenità”. Le parrocchie come Santa Prassede si sono aperte per accogliere i pellegrini, trasformando le vie in un grande abbraccio collettivo. Persone come Gabriella Valentino, 84 anni, da Roma nord, condividono ricordi di papi passati, mentre Roberto dalla Montagnola corre per unirsi all’ultimo saluto: “Eccome, Francè, arrivo a dirti quanto ti abbiamo voluto bene!”. È una Roma viva, dove ogni incontro è una sorpresa che ti lascia con il fiato sospeso.
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