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Cronaca

Fiaccolata a Roma per l’aggressione omofoba, identificati 4 membri del gruppo responsabile

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Fiaccolata a Roma per l’aggressione omofoba, identificati 4 membri del gruppo responsabile

Il cerchio delle indagini sul pestaggio omofobo avvenuto la notte di Capodanno al Prenestino si stringe attorno ai primi quattro giovani identificati, che potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati già da domani con l’accusa di lesioni gravi aggravate da motivi di discriminazione. I ragazzi, tutti maggiorenni di età compresa tra i 18 e i 19 anni e residenti nella zona, sono stati individuati grazie alle testimonianze e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. Le vittime dell’aggressione, Stephano Quinto, un 26enne di origini peruviane, e il compagno Matteo, hanno contribuito ad orientare le ricerche.

Le vittime hanno descritto un’aggressione scaturita da insulti, dopo che il gruppo di giovani ha notato la coppia mentre rincasava. Dopo il pestaggio, sono stati sequestrati due telefoni: uno appartenente alla padrona di casa dove si festeggiava, l’altro a una delle vittime, che aveva registrato un video dell’aggressione ma è stato costretto a cancellarlo. Gli investigatori sono attualmente impegnati nel recuperare il materiale eliminato dal dispositivo.

LA CONDANNA

Un gesto di solidarietà ha avuto luogo ieri in piazza Malatesta, dove circa 3 mila persone hanno partecipato a una manifestazione contro l’omotransfobia, esprimendo sostegno a Stephano e Matteo. Mario Caliste, presidente del V municipio, ha affermato: «Solidarietà e vicinanza a Stephano e Matteo è la risposta del nostro municipio all’omotransfobia e a tutta la violenza che ne deriva». Durante il presidio, diverse associazioni hanno espresso la loro determinazione a contrastare l’odio e la violenza, sostenendo la necessità di un’azione culturale e formativa. Inoltre, l’Assemblea Capitolina discuterà in settimana una «delibera storica contro l’omobitransfobia», con l’obiettivo di introdurre sanzioni per atti omobitransfobici.

L’ALLARME

Il Gay Center ha lanciato un allarme riguardo all’aumento delle aggressioni omofobe, segnalando 3.600 casi nel 2024. «L’Italia, purtroppo, continua a perdere terreno nella classifica europea sui diritti e le tutele per le persone Lgbtqia+», si legge nella nota. L’associazione ha messo in luce come la violenza omotransfobica rappresenti un grave problema, colpendo individui vulnerabili e manifestando attacchi brutali e insensati.

Cronaca

Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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