Attualità
Processo chiesto per Moreno Galli, il fotografo di moda accusato di aver violentato una 18enne

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Moreno Galli, il fotografo arrestato lo scorso 15 giugno con l’accusa di aver violentato una modella. Galli, 66 anni, un nome molto conosciuto nell’alta moda, è stato denunciato dalla ragazza – una giovane di 18 anni studentessa alla Luiss – che sostiene di essere stata abusata per tre volte: due a Roma e una a Firenze. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, il giudice per l’udienza preliminare ha accolto la richiesta dei difensori di Galli di procedere con il rito abbreviato condizionato all’ascolto di un consulente di parte. Le violenze, secondo quanto ricostruito nelle indagini, sarebbero avvenute a fine 2023. La 18enne, studentessa universitaria, ha contattato Moreno Galli per provare a tentare una carriera nel mondo della moda. I due si vedono, lui fa il provino, ma secondo quanto dichiarato dalla giovane avrebbe avuto immediatamente comportamenti totalmente inappropriati nei suoi confronti, provando a spogliarla. Ci sarà poi un secondo provino, sempre a Roma, in cui per la Procura lui l’avrebbe costretta a un rapporto sessuale, e un terzo, a Firenze. A quel punto la giovane ha deciso di denunciarlo e raccontare cosa le era accaduto.
Attualità
Arrestato per aver cercato di sfondare la porta di casa dell’ex fidanzata e per aver tentato di aggredire i carabinieri.

Un uomo di 67 anni è stato arrestato per aver perseguitato l’ex compagna, tentando anche di sfondare la porta di casa sua. L’episodio è avvenuto la sera di venerdì 21 febbraio a Tor Vergata, quando la donna ha contattato il numero unico delle emergenze 112, segnalando che l’ex si stava tentando di entrare nella sua abitazione. I carabinieri sono intervenuti, arrestando l’uomo in flagranza di reato.
La dinamica
Secondo la vittima, l’ex compagno ha iniziato a colpire ripetutamente il portoncino d’ingresso con calci e pugni nel tentativo di entrare. Non accettando la fine della relazione, il 67enne ha perseguitato la donna per lungo tempo. Dopo l’ennesimo tentativo di intrusione, la vittima ha deciso di contattare le forze dell’ordine.
L’arresto
L’uomo, che si trovava in stato di ebbrezza, ha cercato di aggredire i carabinieri con una bottiglia di vetro per sfuggire al loro controllo, ma non ha causato feriti. Dopo essere stato bloccato, è stato portato in caserma per le procedure di rito e successivamente trasferito nel carcere di Regina Coeli, dove il Tribunale ha convalidato il suo arresto.
Attualità
Decesso dopo il parto a Rieti, scattano indagini per un risarcimento di quasi 2 milioni di euro dalla Asl

Le indagini sono state avviate a Rieti in seguito al risarcimento di 1,8 milioni di euro da parte della Asl alla famiglia di una paziente deceduta dopo un parto cesareo. La Corte dei Conti sta esaminando il caso.
Dettagli della vicenda
Una donna è morta dopo un intervento di parto cesareo presso l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti. Inizialmente, la paziente aveva manifestato dolore e gonfiore addominali. Tuttavia, i medici non hanno ritenuto necessario effettuare ulteriori controlli. A causa di ciò, si erano sviluppate gravi complicazioni, tra cui un’emorragia interna che ha reso urgente un’isterectomia, la quale è stata eseguita con un ritardo di sette ore, portando alla morte della donna.
Le conseguenze legali
Due medici sono stati condannati per omicidio colposo in merito all’accaduto, mentre una dottoressa, che ha sempre proclamato la propria innocenza, ha presentato ricorso in Cassazione. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni, la vicenda legale non si è ancora conclusa.
Indagine della Corte dei Conti
Secondo quanto riportato da la Repubblica, la Asl di Rieti è stata condannata in primo grado come responsabile civile e ha presentato reclamo in Corte d’Appello, dove il procedimento rimane aperto. In aggiunta ai procedimenti penali e civili già avviati, è stato avviato un procedimento davanti alla Corte dei Conti per chiedere un risarcimento per danno erariale nei confronti dei medici coinvolti, in relazione all’incapacità di salvare la paziente.
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