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Cronaca

Tariffe taxi-Uber: ricerca di una piattaforma unica o GPS contro le speculazioni

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Tariffe taxi-Uber: ricerca di una piattaforma unica o GPS contro le speculazioni

Corse selezionate in base alla migliore redditività stravolgono il concetto di servizio di trasporto pubblico non di linea, mentre prezzi trattati privatamente esulano dal controllo del tassametro. La mancanza di regole chiare ha portato a un cortocircuito normativo, con l’Unione Europea che alleggerisce le normatività e l’Italia che si trova in una situazione di stallo, insoddisfacente per tassisti, noleggiatori e passeggeri.

LA VICENDA

La situazione è emersa dopo l’accordo tra la cooperativa radiotaxi 3570, la più grande di Roma, e Uber. Dalla cifra pagata dal cliente, il 15% va a entrambe le piattaforme: metà a Uber e metà a 3570. Le recenti sentenze della corte dell’Unione Europea hanno dichiarato illegittima la clausola di esclusiva per i tassisti, che ora possono accettare corse tramite app come Uber. Attualmente, circa 3.800 delle 7.800 auto bianche a Roma operano anche con Uber, ma non è chiaro quanti dei restanti autisti usino altre piattaforme.

PER I ROMANI

Il problema principale riguarda i romani, in quanto un tassista non può rifiutarsi di fare una corsa, ma può scegliere quella più remunerativa tramite app. Questo porta a scenari in cui i cittadini faticano a trovare un taxi, mentre i turisti, attraverso Uber, accedono facilmente ai servizi. Ciò compromette la funzione del taxi come trasporto pubblico non di linea, costringendo i romani a rivolgersi all’Atac per spostamenti in periferia.

NUOVE REGOLE

Il Campidoglio discute da tempo della necessità di nuove regole. Le proposte includono sanzioni per i tassisti che rifiutano corse non lucrative e l’implementazione di una piattaforma unica controllata dal Comune. Un’altra idea è quella di un sistema di controllo GPS per monitorare il numero di taxi in servizio in tempo reale. Le polemiche non si sono fatte attendere, con alcuni tassisti che lamentano i lunghi tempi di attesa e i noleggiatori che contestano il monopolio dei tassisti, definendo la situazione attuale insostenibile.

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Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

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Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.

LA BANDA

Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.

IL DNA

Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.

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Monica Guerritore avvia le riprese del film su Anna Magnani il 23 aprile

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Monica Guerritore avvia le riprese del film su Anna Magnani il 23 aprile

Una voce umana è il titolo della pellicola che vedrà Guerritore interpretare una delle più grandi icone femminili del cinema italiano e mondiale. Il film si propone di esplorare la vita e l’eredità di questa figura attraverso una narrazione intensa e coinvolgente.

Un’interpretazione straordinaria

La scelta di Guerritore per il ruolo principale è stata accolta con entusiasmo, poiché l’attrice è nota per le sue capacità artistiche e la profondità delle sue interpretazioni. Gli amanti del cinema aspettano con impazienza di vedere come riuscirà a portare sul grande schermo l’essenza di una personalità così complessa e affascinante.

Riscoprire un’icona

La pellicola offrirà non solo un tributo alla carriera della protagonista, ma anche una riflessione sui temi universali di amore, perdita e autocontrollo. "Una voce umana" non si limita a raccontare la storia di una donna, ma cerca di catturare le emozioni e le esperienze che hanno segnato la sua vita, rendendo omaggio alla sua grandezza.

In attesa di ulteriori dettagli sulla programmazione e sul rilascio del film, il progetto sta già suscitando un notevole interesse tra il pubblico e gli addetti ai lavori.

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