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Appello per ritrovare Daniele Penna scomparso da Pomezia dopo essersi allontanato in auto

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Appello per ritrovare Daniele Penna scomparso da Pomezia dopo essersi allontanato in auto

È forte l’apprensione per i famigliari di Daniele Penna, scomparso a 44 anni da Pomezia, dove si è allontanato a bordo della sua Fiat Punto grigia, targata CG773BZ. La famiglia lancia un pressante appello: “Aiutateci a ritrovare Daniele”.

Daniele Penna è scomparso da Pomezia, in provincia di Roma, mercoledì 12 febbraio, intorno alle ore 12. Da quel momento, non ci sono più sue notizie. I familiari, preoccupati per la sua incolumità e per la mancanza di contatti, hanno denunciato la scomparsa alle autorità competenti, avviando così le ricerche.

I suoi cari hanno chiesto aiuto attraverso il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi Odv: “Aiutateci a ritrovare Daniele, siamo preoccupati, non sappiamo perché si sia allontanato. Daniele dicci dove sei, torna a casa, ti vogliamo bene”. La famiglia teme che possa essergli accaduto qualcosa di grave, sperando che possa essere semplicemente da un amico. I motivi della sua scomparsa rimangono sconosciuti.

Daniele ha 44 anni, è alto 1.80 metri e pesa 80 chili. Ha capelli e barba brizzolati ed era vestito con un giubbetto nero, pantaloni cargo scuri e scarpe Diadora grigie. Le ricerche si concentrano principalmente su Pomezia e i comuni limitrofi, ma non si esclude che possa essersi spostato altrove, anche verso la Capitale.

È stato segnalato che Daniele potrebbe aver lasciato a casa il telefonino e i documenti. Chi avesse informazioni o avesse notato la sua auto è invitato a contattare il Numero delle Emergenze 112 o il Comitato al 388-189.4493. Ogni dettaglio potrebbe essere cruciale per le forze dell’ordine nel tentativo di rintracciarlo.

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

Dettagli sulla sera della morte

Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

Testimonianze e sviluppi delle indagini

La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

Senza segni di violenza

I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”

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Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”

Un uomo di 47 anni è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere dal Tribunale di Roma per maltrattamenti e stalking nei confronti della moglie. L’uomo è stato ritenuto responsabile di una serie di violenze fisiche e psicologiche, minacce di morte e comportamenti ossessivi.

Tra le azioni più gravi, l’imputato minacciava la donna dicendole: “Ti do gratis ai miei amici, che ti fanno prostituire”. La vittima, come riportato dal Corriere della Sera, ha subito una spirale di violenze che includevano aggressioni fisiche, umiliazioni e pedinamenti. Numerosi episodi di violenza sono stati documentati in sede processuale.

Minacce di morte e aggressioni

L’imputato, accusando la moglie di tradimenti, l’ha minacciata con frasi come: “Se mi lasci ti ammazzo”. Le aggressioni comprendevano pugni e schiaffi, oltre a tentativi di controllo sulla sua vita, come il clonare il telefonino della donna. La situazione é degenerata quando lui stesso ha contattato i carabinieri, affermando: “Venite, altrimenti ammazzo mia moglie o la faccio ammazzare da qualcun altro”. L’intervento delle forze dell’ordine, seguito dalla denuncia della vittima, ha avviato le indagini che hanno portato al processo e alla conseguente condanna dell’uomo.

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